Tag: filosofia spicciola

È stato un attimo

Mentre entravo per la solita lezione settimanale di pilates ai Ciliegi oggi, come tutti i lunedì del mondo, davanti a me camminava un signore distinto, di mezza età, i capelli brizzolati, vestito di tutto punto nel suo bel cappotto blu, le scarpe lucide, e sotto il braccio un fascicolo di un certo spessore, che ho immaginato essere un catalogo con un listino prezzi o simile. Evidentemente era diretto all’hotel per un incontro di lavoro.

È stato un attimo. Ho visto in lui il me che avrei potuto essere, che potrei benissimo essere oggi, un executive con lo stipendio a tanti zeri, tante responsabilità, tanto potere e tanto rispetto da parte dei propri pari e dei sottoposti. Immodestamente dico che ne avrei avute le doti.

Invece nel fotogramma successivo lui è andato diritto all’albergo e io ho girato per il golf, e riflesso nel vetro della porta ho visto Gianni Davico con un berretto comprato al Decathlon per pochi euro, con la tuta e le scarpe da ginnastica come ho quasi sempre durante un giorno normale. Insomma un me stesso mite, semplice, fors’anche dimesso, come in effetti sono io.

È stato spontaneo fare un raffronto: là un uomo di successo e […] continua a leggere »

Tutto per momenti come questo

Sono stato qualche giorno con mia figlia piccola a Venezia.

Papà e figlia, figlia e papà in un dialogo fitto e continuo, lungo quattro giorni. Io tutto preso dalla meraviglia delle sue scoperte, come gli occhi dilatati dalla sorpresa quando si è resa conto che il ponte di Rialto è così alto; o una lunghissima passeggiata nel sestiere Castello, dove i turisti sono rarissimi, e Michela che mi dice che per lei quella è la zona più bella di Venezia, pareggiata forse solo dai canali dietro l’isola di Torcello, oltre la chiesa, in un luogo dove ci arrivi solo andandoci apposta e/o molto per caso.

La magia è negli occhi di chi guarda, insomma. E penso a Venezia come città in piena difficoltà, perché è di fatto un albergo gigante, un luogo dove vivere è complicato, è resistenza, è un atto d’amore.

E penso a me stesso, anche, a come sono cambiato in questi anni (questo diario è uno specchio abbastanza fedele di questa trasformazione): pubblico e ingessato un tempo, intimista e lieve oggi. E con tanti capelli grigi, è vero; ma che mi paiono quasi medaglie al valore.

Ma soprattutto penso a che cosa significa essere genitore, che in […] continua a leggere »

Per quel che si può

Col presupposto che tante volte questo mio diario pubblico è anche il mio diario personale, sono andato a riprendere alcuni vecchi post che riguardano il mio rifugio tra i monti. Ho riletto, pensato, provato dei sentimenti. Nei giorni scorsi, soprattutto grazie alle parole di Batista, l’amico mio più caro, e di Gyorgyi, una traduttrice che mi è ugualmente molto cara anche se non l’ho mai incontrata de visu, ho capito che dopotutto posso fare a meno di quel luogo. A molto malincuore, si capisce: ma il fatto è che io amo quella valle, quella cultura, quei silenzi (i silenzi sopra tutto, questo non è prescindibile), e in parallelo che non ho più l’età per fare tanti compromessi.

(Di quel che è successo di preciso dirò quando l’avrò metabolizzato per intero.)

Per quel che si può, però: perché noi pensiamo di fare delle cose e trighiamo e brighiamo eccetera ma poi ciò che succede, i risultati delle nostre azioni, è una combinazione di fatti quasi assolutamente casuali e quasi del tutto slegati tra di loro. Quindi io penso di non volere fare compromessi ma poi fatalmente ciò accade. E pazienza; ma per quel che posso controllare il mio […] continua a leggere »

Dove vado da qui?

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Oggi vorrei sviluppare – abbozzare, almeno – un pensiero, che è quello della pianificazione a lungo termine.

Ovvero (la vedo dal mio punto di vista, ovviamente): penso che nonostante tutti i miei anni, nonostante le magagne, le cose che non vanno eccetera ho ancora tanto di bello da dare e da ricevere dagli anni a venire. Tanto, tanto davvero; a condizione, però, che il tempo sia inserito in un “disegno”, nella convinzione di fondo che quel che desideri, presto o tardi, si avvera.

Mi rendo conto che troppo spesso sono preso dai problemi del momento, dalle mille faccende di cui domattina mi sarò già completamente dimenticato – dunque affanni che non hanno importanza reale. E questo, credo, accomuna tutti quanti.

Mi ero dato un compito per la Corsica: la stesura di un file che ho chiamato “le 100 cose”, che è l’elenco di ciò che voglio fare da vivo. Ho cominciato, ma prende del tempo perché richiede tanto pensiero, tanta concentrazione. (E i miei capelli grigi sono un segnale non equivocabile che io di tempo non ne […] continua a leggere »

IL

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Oggi è un giorno di confine.

Oggi è il giorno del ritorno dalla montagna in mezzo in mare, da quel luogo di incantagione che amo in maniera sconsiderata, una partenza che spera – di più, confida – in un ritorno.

Se il momento dello sbarco al porto di Bastia è un momento pieno di luce, di sole e di colori, di attese e di promesse (che poi puntualmente si avvereranno), il momento dello stacco dal medesimo porto – che accadrà da qui a poche ore – è un momento non triste, no, triste non di può dire, ma certo carico di pathos, di sentimenti pieni.

In più, come ormai tradizione negli ultimi anni, quando ritorno dalla Corsica ho anche per l’anagrafe un anno in più (ciò aggiungendosi a questo preciso momento dell’anno in cui, soprattutto con la ripresa della scuola dei figli, più chiaro che a Capodanno si avverte che un altro anno è passato; e se per avventura sei nato proprio in questo periodo le cose si sommano). In sostanza sono partito che avevo IIL anni e torno […] continua a leggere »

Il disastro che ci accomuna

Questo fatto angosciante mi ha colpito qui, nella mia patria seconda, in uno dei periodi che è tra i più belli dell’anno, in un luogo che amo immensamente, pieno com’è di luce e di silenzio.

Nei giorni successivi ho pensato tanto a quello che era successo. Come tutti mi sono sentito piccolo e insignificante. E non ho avuto nulla da dire a proposito che paresse intelligente o che fosse di un minimo di consolazione.

Allora ho cercato di rispondere come potevo. Correndo un po’ più forte, camminando per qualche chilometro in più, restando un poco di più in silenzio. Tutte cose che non servono a nulla, lo capisco bene, ma un poco sono servite a me per interiorizzare un fatto che – per quanto ci si possa aspettare che accada – al suo accadere ci trova del tutto impreparati.

Ho pensato a me e alla mia famiglia, al sicuro nella nostra stabilità, come contraltare al disastro di quelle povere famiglie. Non ho voluto nel modo più assoluto leggere articoli o guardare foto di quei giornalisti-sciacalli che si precipitano sui luoghi delle disgrazie per “sentire le impressioni”. Non voglio entrare nelle loro storie estorte “per dovere di cronaca”.

Insomma questo, che […] continua a leggere »

La magia negli occhi di chi guarda

A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili – come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell’uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, vedere morire, ritrovare la Mora com’era adesso.
Cesare Pavese, La luna e i falò

Giorni del tutto sereni, questi. Sono immerso nella natura della terra che probabilmente amo sopra tutte, la montagna in mezzo al mare che mi ha accolto la prima volta quattordici anni fa e dove ogni volta ritorno sempre come fosse la prima e nello stesso tempo l’ennesima.

Qui cammino corro respiro, passeggio lungamente, ho i pensieri svuotati. Mi sento a casa. A volte penso alle vacanze di tanti anni fa, quando la mia lettura preferita era “Il Sole 24 Ore”, e anche se tante cose non le capivo pensavo che avrei dovuto, per fare quello che volevo fare – costruire una grande azienda con tante persone a lavorarci dentro eccetera eccetera eccetera. Poi gli anni sono passati e il percorso è stato molto diverso da come me lo immaginavo all’inizio, ma assolutamente più appassionante e interessante.

Oggi penso che ora avrei […] continua a leggere »

Nell’attimo in cui comincia la discesa

Piccerì, a passà nun passa, ci si abitua.
Eduardo

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Ieri, appena finito il raduno, la luce era meravigliosa nel mio rifugio tra i monti. Questo però non mi aiutava molto.

Già, perché da una parte c’era l’elaborazione di un lutto – per quanto piccolo – che era dovuto alla fine di questa bella giornata e delle piacevolezze che ha portato con sé; da un’altra c’era il pensiero che era l’ultima domenica d’estate che passavo in questo luogo che amo; da un’altra ancora c’era l’idea incombente che questo possa essere l’ultimo anno che trascorro qui; e infine (ma in ordine sparso) c’era il fatto che la mia prima iscrizione a Langit è di vent’anni fa.

Insomma ho pensato alla mia vita che scorre rapida, e al fatto che non riesco a lasciare il segno come vorrei.

Quindi c’era l’idea delle cose che finiscono. E quindi mi ha preso una malinconia fortissima, pensando alle cose che avrei potuto fare e non ho fatto, alle parole che avrei potuto dire e non ho detto. Alle possibilità avute e […] continua a leggere »

Pulire i pensieri

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Avevo un problema grosso. Per tutta la settimana scorsa avevo continuato a pensare a quello che era successo la domenica precedente, a casa mia nel mio rifugio tra i monti. È qualcosa che sono riuscito ad elaborare solo l’altro ieri, sabato, salendo al bivacco Rousset, che è un luogo che mi dà pace e tranquillità.

Sì, un fatto molto simile mi era successo l’anno scorso, quando salendo lassù avevo avuto la sensazione magnifica di liberarmi completamente dei problemi avuti con l’INPS che mi avevano tolto il sonno per un paio di anni: fu proprio come togliermi un peso, una splendida metafora della leggerezza dopo il tormento.

Questa volta è stato un po’ diverso, nel senso che sono salito lassù magari un po’ inconsciamente ma di fatto con l’idea di pensare, di riflettere, di sistemare le cose dentro di me. E quando sono arrivato in cima a quelle montagne sono stato in grado di capire quello che non riuscivo a razionalizzare.

(Non era #ER16, come hanno paventato alcuni amici! I bambini non hanno […] continua a leggere »

#ER16

estate
Abbiamo fatto la pazzia, e la responsabilità è innanzitutto mia.

Tutto trae origine da un pensiero: vedere mia figlia piccola così spensieratamente bambina, innocente e felice nei suoi giochi (“La vita è fatta solo di giochi”, ha detto alla mamma non più tardi di un mese fa), e capire, sapere che è al limitare dell’infanzia, che questa sarà forse l’ultima sua estate di bambina; e allora cercare di fermare il tempo, e fermarlo io so che si può solo mirando a viverlo nella sua pienezza intera, nel suo andare, nel suo flusso naturale, con l’idea (forse infantile, e certamente ingenua) che tutto questo contribuirà a rinforzare i miei ricordi di lei quando bambina non sarà più.

Allora abbiamo invitato nel nostro rifugio tra i monti la sua classe intera, per una settimana che è quasi qui. Ed è stato un successone di adesioni: nella prima settimana di luglio saremo in compagnia di ventidue diconsi ventidue bambini scorrazzanti, urlanti, ridenti, felici intorno a noi.

Bambini felici.

Ecco, alla fine delle fini mi sembra che essere genitore sia questo. […] continua a leggere »