Ritrovare il passo


Ho capito che devo riprendere il passo smarrito. Come sempre uso la parola scritta per descrivere il mondo che mi circonda, cercare di darne una definizione; però è che alla fine delle fini a sentire un tale che si lamenta sempre, che non perde occasione per parlare del suo scoramento, del suo disallineamento rispetto al mondo, uno si stufa pure a sentirlo.

Io vorrei che le mie parole facessero magari riflettere o sorridere, facessero pensare, dessero spunti per proseguire altrove, non certamente che fossero percepite come uno strumento di noia mortale.

E dunque parlo della fatica di aver cinquant’anni, certo; ma anche della gioia, dei progetti ancora da immaginare e poi da cominciare. Del sole che un poco ti scalda – e non me soltanto.

Lascio andare i vecchi pensieri, la vecchia vita, la vita di prima che non è più la vita di adesso. Accetto il cambiamento, lo abbraccio, voglio vedere dove mi porta.

Penso con lieta nostalgia alle cose belle che ho lasciato, guardo la mia vita di prima e sorrido perché mi pare di essere finalmente un poco in pace con me stesso.

Del resto, come disse mia figlia piccola sei anni fa (“piccola”, poi! Così l’ho presentata a una persona qualche giorno fa, perché nella mia testa lei è piccola rispetto alla figlia grande, e quella persona è rimasta interdetta), a me che lamentavo il troppo poco che avevo fatto in vita:

Ma tutto il resto puoi ancora farlo.

E lo disse senza pensarci troppo. Allora in questo mio ondeggiare infinito tra la malinconia e la leggerezza magari quest’anno potrei anche fare che vince la seconda. Perché è vero che qualche giorno fa ho detto che non faccio piani per l’anno nascente, ma in realtà qualche progetto ce l’ho: principalmente scrivere molto di più. Osservare i pensieri, cercare di descrivere le sensazioni, dare loro un nome, vedere dove mi portano, continuare il viaggio verso le mie Cascate Paradiso.

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