Ago 27

Ho bisogno di sistemare i pensieri, perché ne ho troppi che non sono in ordine.

Mi trovo in questi giorni in un luogo che adoro, la mia seconda patria, luogo che da quindici anni è il ricettacolo di tanti pensieri di libertà e fierezza e riconoscimento di sé e, in una parola, di comunione e identità con me stesso. La locità per me è fondamentale, in generale, e la Corsica definisce tanta parte di me. Nei silenzi di Corsica mi sento a casa, e questo è un fatto.

Mi trovo in questi giorni in una parte di vita abbastanza strana, forse particolare, perché quel grande uomo che mi ha dato i natali si trova nel suo ultimo, ultimissimo forse, periodo di vita. E io sono qui per amore delle mie figlie, soprattutto di quella bambina che si trova al suo limitar d’infanzia, lei che tempo quindici giorni comincerà una nuova avventura, la scuola media che in breve tempo la porterà lontano dall’essere la bambina che è pienamente ancora.

Io nella settimana che domani comincia terminerò il mio cinquantesimo anno di vita, e insomma compirò cinquant’anni – e anche questo è un fatto strano, forse particolare. (Per tradizione di famiglia, da diversi anni il compleanno mi coglie qui.)

Sono venuto qui, sia pure per breve tempo, del tutto impreparato, io che i viaggi di Corsica li ho sempre pensati e sognati e immaginati lungamente in tutti i dettagli con grande anticipo. Questi sono luoghi meravigliosi – incantagione è la prima parola che mi viene in mente quando penso alla Corsica –, ma so che ora non dovrei essere qui.

Ho sognato lungamente papà, questa notte. Mi parlava, parlava a me. Allora ho pensato a Pavese e a quel che diceva lui del crescere:

A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili – come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell’uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, vedere morire, ritrovare la Mora com’era adesso.

Incidentalmente, dirò che 67 anni fa in questo giorno Pavese si tolse la vita, 67 come il mio anno di nascita. La vita e la morte, il ciclo della vita, i luoghi e la loro locità, l’essere nel tempo e nello spazio. Sono in un luogo che amo ma giocoforza non sono in pace con me. Mi viene in soccorso Quasimodo:

Non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno.

Ma comunque, insomma, anche se i pensieri non sono in ordine tout va bien. Leonardo Sinisgalli:

Si possono dimenticare i debiti
che abbiamo con il mondo.
Un lampo di beatitudine
non offende il nostro vicino.
Lui dorme sulla panchina,
il passero gli vola intorno.
Lui sogna il lebbroso
ma sentiamo che il suo male
non è contagioso.


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