In questo post metto spunti diversi, magari apparentemente lontani tra di loro, ma che si intrecciano in un filo unico – la mia impossibilità a mantenere una linea diritta, l’inequivocabilità del fatto che non posso che ciapé travers.
Prima di tutto il pensiero va a questo giorno, che ritorna sempre a ricordarmi il mio amico che non c’è più. È tornato l’anno scorso, è tornato due anni fa, tornava anche prima (solo che non ci pensavo), e soprattutto ritornerà sempre (e a questo fatto penso spesso, invero).
Poi c’è il fatto che le cose importanti della vita sono nascoste. Lo dice bene, ad esempio Montale (che è legato a papà, perché due versi di Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale sono nel suo ricordino funebre, che è sempre sul lato destro della mia scrivania a fianco di quello di Batista):
Né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Questo video, che scoprii grazie a Kirsi. (Then suddenly it hit me. This bus ride was it. This was parenthood, this was the childhood of my darling daughter, this was life itself.)
E quest’altro, che scoprii grazie al mio amico Fabrizio, che non sento mai ma che è il legame con quelle montagne dure “che han fatto il mio corpo” (per Pavese erano le colline, e qui si aprirebbe un altro capitolo gigante che mi porterebbe prima in bassa Langa, poi in alta Langa e quindi a Torino – e da lì ricomincerei un viaggio senza fine). “Quelle montagne” sono in realtà quella casa in quella borgata di quella frazione di quel paesino che si chiama Montemale di Cuneo, che porterò nel cuore per sempre. (Sempre da qui parte un altro viaggio, anche questo senza fine, quello che mi porta a Van De Sfroos.)
Insomma ho fatto il giro del mondo dentro la mia testa in cinque minuti, e ora ritorno al punto di partenza, sempre quello: il cowboy che è andato lontanissimo, il contadino musicista, il campione dei lavori ad alto rendimento, il mago delle magie più incredibili, l’amico mio più caro che è sempre con me.
[…] vero – per me è vero – che l’otto giugno ritorna sempre, e probabilmente sempre tornerà, dal momento che certe ferite non si possono rimarginare, puoi […]