Giu 10


Nei giorni dell’attesa capitano tante cose, dentro di te. Capita che cerchi di tracciare un bilancio della tua vita – cinquantun anni, una manciata di settimane ai cinquantadue – e come può sembrarti tempo ben speso? Hai scritto libri, hai dato lavoro, hai messo al mondo due figlie splendide che vanno con passo sicuro per il mondo, hai amato (tanto) e sei stato amato (altrettanto), ma alla fine che cosa resta?

Scusa se ti scrivo
non ci siamo più sentiti
per non correre il pericolo
di sorprenderci feriti
(Luca Barbarossa, Vivo)

Cacchio, me l’avessero detto nei miei vent’anni, quando mi sentivo, pavesianamente parlando, un giovane dio, me l’avessero detto che sarebbe stato così difficile, tutto così in salita, io che ero così sicuro di me e ora ho paura di tutto, me l’avessero detto non avrei avuto strumenti per crederci.

Verrà il giorno che il giovane dio sarà un uomo,
senza pena, col morto sorriso dell’uomo
che ha compreso.
(Cesare Pavese, Mito)

Con la differenza che io non ho capito.

Barba lunga, tempo che passa, ma passa per cosa?

Io, io avrei compreso? Sto con i miei poeti, molto sottocoperta, faccio tanti errori e mi arrogo il diritto di non stare bene. Io, figlio del giovane dio che ero io venticinque anni fa, non sto bene. Non sto bene con me, sono figlio di troppi errori compiuti. Pavese (Il mestiere di vivere, 14 gennaio 1950):

Trovo che il mondo è bello e degno. Ma io cado.

Rimango qui, ma certo al di là del fatto di aver vissuto al cinque per cento rimane il peso degli errori. Il mondo è bello e degno, sciocco io.


2 commenti “Sciocco io”

  1. Sabina Moscatelli ha detto:

    Mi fa bene leggerti

  2. giannidavico ha detto:

    E a me sapere che non sono solo, nel deserto di cui in larga parte sono responsabile.

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