
Ho avuto, ieri lungo tutto il giorno, una sensazione molto strana e persistente. Mi sembrava che l’otto di giugno dovesse significare qualcosa, ma non riuscivo a capire che cosa. Era una sorta di ricordo sfumato e piacevole, qualcosa che mescolava insieme immagini e ricordi lontanissimi, forse Dante (attraverso una citazione che non mi sovviene) e forse Leo Buscaglia che non so più in quale libro (La via del toro?) parlava di un desiderio di dormire per un tempo indeterminato e lunghissimo.
È stata una sensazione molto dolce, forse con una punta di amaro; ma non riuscivo ad andare oltre, a definirla per quanto mi ricorresse nella mente.
Poi non so più per quale cortocircuito mentale – è strana, la mente – nell’attimo che avrebbe preceduto il sonno, ieri sera, mi è sovvenuto il significato.
È vero – per me è vero – che l’otto giugno ritorna sempre, e probabilmente sempre tornerà, dal momento che certe ferite non si possono rimarginare, puoi solo farci l’abitudine (Eduardo: “Piccerì, a passà nun passa, ci […] continua a leggere »





