Cadrèga che fa frecàss
e buca vèrta che diis nagòtt
dumà la radio sgraffigna l’aria
e i pensee fànn un gran casòtt
Davide Van de Sfroos, Pulenta e galena fregia
Questo per me è il giorno forse più triste, ma certamente più profondo dell’anno. Due anni fa, la telefonata quel mattino, mi ricordo esattamente dov’ero, in quale posizione, la luce, vedere quel numero, capire prima di sapere.
L’amico mio più caro, il Don Chisciotte di infinite battaglie non era ancora ricordo, ma era già diventato spirito e luce e vento e nebbia.
La sua foto che continua a campeggiare sulla mia scrivania, a fianco del monitor, in posizione ben visibile, con papà; io che quando mi smarrisco mi basta uno sguardo verso destra.
I miei morti che prego perché preghino
per me, per i miei vivi com’io invoco
per essi non resurrezione ma
il compiersi di quella vita ch’ebbero
inesplicata e inesplicabile, oggi
più di rado discendono dagli orizzonti aperti
quando una mischia d’acque e cielo schiude
finestre ai raggi della sera, – sempre
più raro, astore celestiale, un cutter
bianco-alato li posa sulla rena.
(Montale, Proda di Versilia)
L’estrema vanità del tutto.
E come fai a spiegare a qualcuno che non avrà mai cinquant’anni che cosa vuol dire avere questa età? Com i fass a mostretlo?
Tu per anni hai cercato di insegnarmi che cosa vuol dire ciapé travers. Ora quelle lezioni estemporanee – come quel sabato mattina in cui con la mia primogenita venimmo a casa tua, senza motivo né preavviso o telefonata (io che per me parlare, far sentire la mia voce è sempre così difficile), e non ti trovammo, ma poi tu arrivasti all’improvviso, dicendo che stavi andando non so dove ma eri tornato indietro senza sapere la ragione, ma solo perché sapevi che dovevi farlo – percolano dentro di me.
Doman matin a Turin a më speta ël rataplan ch’a peul meineme a la sima dël mond. Mi i veuj traversé ël desert, ël baciass pì gròss ch’a-i é, e peui monté ansima a la montagna forëstera pì àuta dël mond.
(Compania dij Musicant d’Alba, Rondolina – canson d’amor)
Il giorno è questo, il venti dicembre di tutti gli anni del mondo. Il giorno in cui mi è un poco più chiaro che io sono ancora vivo e tu sei spirito e memoria. Il giorno per provare a cercare di essere uomo.