
Questo è un articolo datato, ma ne sono venuto a conoscenza qualche settimana fa grazie a Facebook e vorrei spenderci due parole.
L’idea centrale dell’articolo – che non posso condividere – è che traduttori come Pavese, Vittorini e Pivano non fossero all’altezza del compito. Capisco il punto di vista di chi scrive, ma se i “nuovi” (absit iniuria verbis) traduttori riusciranno a fare la metà della metà della metà di quanto hanno fatto quei “mostri sacri” (così li definisce l’articolista) per la diffusione della letteratura americana in Italia potranno dire di aver avuto un successone.
Mi limito ad un caso che conosco bene, la traduzione di Moby Dick di Cesare Pavese. È vero che quella traduzione, letta oggi, può far sorridere in diversi punti; è vero che contiene errori veri e propri, libere interpretazioni eccetera. Ma c’è un errore di fondo in questa posizione: considerare quella traduzione come se fosse stata fatta oggi, con i mezzi e le conoscenze di oggi, che non sono in alcuna misura paragonabili a quelle […] continua a leggere »



