Qui c’è la mia presentazione alla conferenza ALC. E qui ci sono alcune risorse addizionali – libri, soprattutto – date per chi è interessato ad approfondire l’argomento.
Il succo del discorso, ad ogni modo, è questo: credo che le aziende di traduzione possano essere i veri “traduttori”, a patto che siano in grado di parlare ai loro clienti nel linguaggio economico e ai loro traduttori nel linguaggio del professionista, e a patto di lavorare solo con veri professionisti. (Il che, tra l’altro, significa che guardare innanzitutto al prezzo può non essere la scelta migliore.)
Questa è la vera opportunità, e nello stesso tempo la sfida che attende le aziende di traduzione: fungere da collegamento tra produzione e vendite, connettere due mondi che fanno difficoltà a comunicare tra di loro perché parlano lingue differenti.
E per raggiungere questo obiettivo io voglio pagare il traduttore di più, e non di meno: in cambio, però, di un servizio completo e non una semplice traduzione. Cosa che è troppe volte difficile da ottenere: troppo spesso il traduttore cerca di spuntare il prezzo più alto possibile senza realmente riflettere sulla qualità del servizio offerto.
Ma se il circolo virtuoso della qualità funziona, allora tutte le parti coinvolte nella transazione saranno soddisfatte:
– il traduttore può ottenere il giusto compenso per la sua professionalità;
– io ottengo un servizio impeccabile;
– il mio cliente è contento.
(Tra parentesi: un effetto laterale ma non secondario di questo circolo virtuoso è che l’imprenditore può dedicare meno tempo al lavoro e liberare più tempo per fare altre cose che gli interessano, e dunque vivere una vita più ricca e completa.)
(Infine: che sia facile non l’ha detto nessuno.)