Powered by Humanity è un ebook di Geoff Welch che ha attirato la mia attenzione, per una serie di motivi inestricabili tra di loro.
Innanzitutto, mescola professione e vita, o meglio stabilisce in maniera chiara che i meccanismi che regolano le nostre vite si possono applicare al lavoro senza soluzione di continuità. E questo è un concetto che mi piace, perché io non sono diverso quando indosso la maschera di professionista rispetto a quando sono a tavola con la famiglia. Sono sempre io, con i pregi e i difetti medesimi.
Questo mi ha fatto pensare al rapporto che ho con alcuni clienti: in alcuni casi è assolutamente splendido, e io darei qualunque cosa per renderli contenti (nella pratica lo faccio e non mi pesa), in altri è assolutamente problematico (e in qualche caso negli anni ho tagliato dei ponti del genere, perché mi drenavano troppe energie, mi consumavano troppa vita).
Poi, l’ebook parla del cambio di prospettiva che tutti dovremmo applicare:
- Care about others at least as much as you care about yourself;
- Treat others the way you want to be treated.
Cosa che, però, “It’s just that simple / nearly impossible”.
E infine c’è il punto centrale (o almeno, quello che io considero centrale): l’idea che dovrebbe importarci – genuinamente – degli altri. Delle storie delle persone che ci circondano, delle loro vite. E che dovremmo ogni tanto fermarci a riflettere su quanto bene riceviamo continuamente, ma troppo sovente non andiamo al di là di un grazie d’occasione:
It’s not that I wasn’t polite; I was fine at saying thank you to the clerk at the grocery store or to someone who held a door for me. The problem that wouldn’t let go of me was that I didn’t take the time to express real gratitude to people for the way they enriched my life.
Caring about people, caring about others. Non è tutto qui, dopotutto? No, in effetti no: c’è tantissimo altro, e infatti l’idea generale che ho estratto da questo ebook è la mancanza di un vero punto centrale, ovvero il fatto che la professione – così come la vita – è troppo ampia per essere riassunta in una frase sola. Ma insomma questo libro entra nel vivo della questione, è volutamente incompleto e incompiuto come le nostre vite, ma una gran sorgente di ispirazione e idee.
L’idea centrale che ho portato via da questa lettura è in quella parola, gratitudine. Il giorno in cui ho letto l’ebook per la prima volta – lunedì scorso – l’ho praticata intenzionalmente (non in maniera affettata, ma reale – reale dentro di me) con le persone che via via incontravo nel giorno, famiglia inclusa. Ho visto più sorrisi, mi sono sentito mooolto meglio. Una sorta di magico effetto moltiplicatore.
“Your legacy will not be about what you did for yourself”.
Gratitudine. È la parola.