Accennavo la settimana scorsa a un tema, tra gli altri, che mi ripromettevo di sviluppare in futuro: lo storytelling.
Ecco, oggi parliamo di questo. Sia chiaro che questo post non vuole nella maniera più assoluta assomigliare a una definitive guide o qualcosa del genere: sono semplicemente alcuni pensieri sul tema. (La mia storia, appunto.) Sono tutti pensieri che vanno approfonditi nel dibattito comune, sempre avendo in mente i versi di Nelo Risi:
Vorrei solo che dall’urto
nascesse una più energica morale.
(Li ho citati millanta volte in questi venti anni, ma tanto lavoro rimane ancora da fare.)
Riflettendo nei giorni scorsi sul tema, ho pensato che l’illustrazione migliore fosse l’esempio. Ho iniziato dunque da “casa” mia: ho condensato in poche righe la storia (e anche la geografia, e di questo vado particolarmente fiero) di Tesi & testi. È la storia della mia azienda – della mia bòita, per meglio dire –, fatta di conquiste e di zone d’ombra, di successi e di fallimenti. È, in fondo, la mia storia. Magari non luccica e non risplende, ma è vera.
Perché è questo il punto fondamentale: la storia che racconti deve essere vera. Il punto – passiamo al lato marketing ora – è che raccontare una storia permette a chi ci sta di fronte di conoscerci meglio prima di comprare qualcosa da noi: e se e quando dovrà decidere e, a parità di tutte le altre condizioni, noi saremo riusciti a dare un tocco personale alla presentazione, saremo certamente tra i favoriti. E, tutte le altre condizioni essendo quasi uguali, è ancora molto probabile che rimarremo tra i candidati ideali alla soluzione del problema.
Quindi ritorna la domanda di sette giorni fa: sei pronto a metterci la faccia?