Alla fine ho scelto un Kindle. Era inevitabile, un forte lettore come me non può più fare a meno di un ebook reader.
Intanto un pensiero sul nome della cosa. Marco Cevoli notava il fatto che non esiste ancora una lezione precisa per “ebook”, che viene anche indicato come “e-book” oppure “eBook”. Ebbene, per me – che sono minimalista fino al midollo quando si tratta della scrittura – è e sarà certamente “ebook”, senza trattini o maiuscole, perché non ne vedo la ragione. (Oltre dieci anni fa Gianfranco Livraghi spiegava perché secondo lui non fosse necessaria la maiuscola alla parola “internet”).
In ogni caso ho fatto un po’ di ricerche, i modelli sono molti, alcuni molto economici, alcuni un poco sorpassati quanto a tecnologia. Anche gli standard (sembra una contraddizione in termini) sono tanti, e orientarsi in tutto ciò provoca confusione.
Il Kindle Touch mi è sembrato un compromesso ragionevole. Mi dispiace un po’ andare con colui che è già il più forte, ma la concorrenza non mi è parsa all’altezza. (Non sono un esperto, non ho tutte le informazioni ma solo qualche opinione.)
Ma al di là di queste considerazioni mi premeva proprio arrivare lì, lì dove i libri sono fatti di bit e non più di carta.
Un anno fa riflettevo sul concetto di lettura, oggi le cose mi sembrano un po’ più chiare ma anche – credo sia inevitabile – più piatte. Ricordo una ricerca di tanti anni fa, credo quasi una decina, fatta o commissionata da un’istituzione assolutamente seria (forse il Financial Times, ma vado a memoria), che indicava nel 2047 l’ultimo anno in cui si sarebbero stampate delle riviste. Ebbene, allora questo era difficile da immaginare ma oggi, ai tempi dell’iPad, è più facile vedere come ciò inevitabilmente succederà.
Mi ci affezionerò, a questo come ad altri strumenti che verranno, perché io adoro la lettura e, con Bobbio, mi fermo a leggere anche il biglietto del tram gettato per terra.
La parte negativa in tutto ciò è il concetto stesso di libro, che tende a diventare un blocco di lettura slegato dal resto (un po’ come accade per i brani musicali rispetto ad un album), e questo lo trovo un poco difficile da digerire – io che ho la Treccani in salotto a far mostra di sé, oggetto bellissimo quanto oggi inutile acquistato dal nonno Giovanni quando uscì, nel 1929. Ma insomma i vantaggi sono innegabili e dunque sia.
Treccani oggetto inutile? Non vorrei fosse un’affermazione frettolosa sull’onda di un tecnologismo modaiolo e un po’ fasullo. I primi volumi Treccani della mia raccolta (dalla piccola alla grande enciclopedia, passando per dizionario e opere “minori”) li ha comprati mio padre, e io ho continuato, anche con sacrificio e senza pentimento. Ancora oggi, che dovrebbe essere “inutile”, se voglio riscontrare un’informazione tramite una fonte autenticamente autorevole, consulto gli indici e poi i relativi volumi perché perfino il sito Treccani è spesso scarsamente affidabile.
La volatilità dell’informazione sull’Internet (sì, Livraghi non è stato mai un mio totem) è ciò che la rende spesso inaffidabile: da che fu inventata la scrittura, gli esseri umani hanno più rispetto per il supporto permanente e tangibile, al punto che una sciocchezza pubblicata su Web, riprodotta da un quotidiano e stampata assurge a verità.
Per il resto, anch’io ho un reader, da quasi tre anni, con oltre 50 titoli, ma, dal momento che in generale non mi piace la narrativa, preferisco non privarmi del piacere di leggere, anche a letto, con matita, gomma e blocchetto.
È inutile nel senso che la consulto una volta ogni tot mesi; ma nello stesso tempo è per me il segno della continuità tra le generazioni, oltre che dell’autorevolezza, e finché sarò vivo io sarà con me.
Sulle sciocchezze pubblicate in rete hai ovviamente ragione. Ma il punto qui è che la lettura digitale è molto più comoda, anche se nello stesso tempo occorre prestare molta attenzione a distinguere ciò che è importante da ciò che è passeggero.
Insomma siamo a un bivio, credo. Ma se per noi i libri, la carta fanno parte della nostra esperienza, vedo mia figlia che a dodici anni legge sull’iPod e per lei è una cosa assolutamente normale. In effetti non credo che dopo il 2047 esisteranno ancora riviste su carta; quantomeno, mi viene molto difficile pensarlo (pur essendo io del tempo in cui il computer era un oggetto sconosciuto).
C’era un racconto di fantascienza bellissimo (mi pare di Asimov, ma potrei sbagliarmi, è un ricordo di più di 20 anni fa) che parlava di un oggetto per la lettura descrivendone le caratteristiche e i vantaggi incommensurabili. Al termine del racconto si scopriva che era, ancora, un libro cartaceo!
Io sì che ce li vedo i libri nel 2047… perché no?
(Se qualche “information retriever” riesciusse a scovare il racconto in questione mi farebbe un regalo).
Il racconto citato da Marco è “The Ancient and the Ultimate” di Asimov, del 1973. In italiano è stato tradotto in “La supercassetta”.
Per l’ereader, per ora passo. Non riesco a dedicare abbastanza tempo alla lettura che non sia per lavoro e quando ci riesco preferisco ancora avere per le mani l’oggetto-libro da evidenziare, appuntare, sottolineare, … con la certezza che, una volta terminato e riposto sullo scaffale, potrò riprenderlo in mano in qualunque momento.
Il reader si può rompere, magari fra dieci anni o più, quando il formato del testo non sarà più compatibile con quello dei dispositivi futuri. D’accordo, anche il libro può strapparsi, andare a fuoco, subire danni d’ogni tipo. Ma non può spegnersi definitivamente e far svanire il contenuto, come per magia (nera).
Aspetto ancora un po’.
Fabio
[…] a compiere questo passo – ed è un passo delicato, paragonabile nel campo della lettura all’acquisto di un lettore di ebook, perché dopo nulla sarà più come prima – so già che il modello sarà uno di quelli che […]
ben arrivato nel mondo degli e-lettori:-)
le mie considerazioni al riguardo le ho scritte qui, comprese le mie perplessità sul pur bellissimo kindle (http://luposelvatico.blogspot.it/2012/04/ebook-ebook-reader-ultimate-post.html)
Io continuo a leggere in entrambi i modi, cartaceo e digitale, che sono felicemente complementari e (a mio avviso) non si autoelimineranno mai.
Entrambi hanno vantaggi e piaceri a cui non intendo rinunciare:-)
Marco sul suo blog scrive:
“La scelta di Amazon di utilizzare – da sola – un formato proprietario per gli ebook, il mobi, e vendere un bel lettore ad un prezzo basso (direi quasi sottocosto) che legge solo quel formato, a me NON PIACE”.
Esatto, sono assolutamente d’accordo. Io ho preso un Kindle turandomi il naso proprio perché non mi pareva del tutto corretto dare i soldi a colui che è già il più forte; solo che ho visto la cosa come un inizio. Volevo insomma toccare con mano questo mondo (e mi ci trovo benissimo, devo dire).
Mi chiedo però che cosa saranno i libri di carta del futuro. Guardo la mia bellissima libreria e vedo troppa polvere, troppo mondo analogico in un mondo digitale. Continuerò a leggere libri di carta, è ovvio, però so già che sarà sempre meno facile.