Gen 06

pedalando in salita
Quando ho fatto il mio ingresso nel mercato del lavoro, grossomodo venti anni fa, credevo di fare faville – ne ero sinceramente convinto. Ora, guardando indietro, credo anche che ne avrei avute le capacità. Sognavo di costruire una grande impresa, avevo tutto in mente e tutto scritto. Ora, guardando indietro, vedo che ben poco si è realizzato. Eppure (ma questa è una nota del tutto laterale) per nulla al mondo cambierei la mia vita – provvisoria e precaria – con qualunque altra.

(“Vissi al cinque per cento”, direbbe Montale.)

Ad ogni modo. Mi sto “riorganizzando” per la seconda parte della vita, le mie “seconde nove” – le buche che ti riportano al punto di partenza (perché il tempo è circolare: ma questo lo sapevi già, vero?). Non importano i dettagli – i dettagli cambiano per ciascuno –, ma vorrei mettere l’accento sul “sistema di pensiero” che mi porta lì.

Un tempo scrivevo dei piani strategici dettagliatissimi e lunghissimi. Ne ero fiero, e confesso che erano belli a vedersi; ma di fatto inutili, proprio perché troppo articolati. Era un bel lavoro, che mi richiedeva quantità spropositate di tempo e soddisfaceva il mio ego, ma non era di fatto fruttuoso.

Poi sono successe delle cose (“Poi scordarono tutti e passò molto tempo”, direbbe Pavese – e chissà perché mi vengono in mente le pedalate in salita di Marco Pantani e la direzione ostinata e contraria di Fabrizio De André?), e il mio “piano di vita” di oggi è semplicissimo e lineare. I dettagli non importano, ma vorrei descriverne i meccanismi.

Intanto, dico che per caso ci sto dedicando molto tempo ora, ma questo non è legato all’anno solare (ovvero non c’entra nulla con le buone intenzioni di Capodanno tipo voglio perdere peso, smettere di fumare eccetera).
in direzione ostinata e contraria
È diviso in – pochi – punti, che corrispondono alle aree che mi interessano, quelle sulle quali voglio lasciare il segno: ël masnà (sarebbero le figlie), per esempio; Tesi & testi, il golf e pochi cetera. Ciascun punto ha (meglio: può avere) degli obiettivi a breve termine (da raggiungere entro un anno), a medio (3-5 anni) e a lungo termine (20 anni).

È un work in progress, che elaboro precipuamente in due momenti distinti:

– durante il sogno: “per fare una cosa devi prima sognarla”, come dice Bob Rotella;

– durante la corsa: la corsa ha tra le altre cose questo di bello per me, che libera e pulisce la mente e mi permette di pensare in maniera slegata dal momento (ne ho parlato, ad esempio, qui).

Quel che farò nel tempo che mi resta da vivere non è importante – o meglio, lo è per me. Morirò comunque; ma, se sarò mooolto fortunato, riuscirò a fare birdie tirando da un parcheggio; e questa sarà la mia soddisfazione e non avrò bisogno di altra ricompensa.

Ovvero, come scriveva Cesare Pavese il 14 ottobre 1932 a E.:

Io qui farò tant’altro. Studierò e lavorerò per fare della mia vita la cosa migliore e più bella di cui sarò capace. Per ora vedo quest’avvenire un po’ confusamente, ma non mi spaventa. Ho passato dei momenti atroci nella mia vita e sono ancora qui.


2 commenti “Le seconde nove”

  1. Ylenia ha detto:

    Caro Gianni, il primo paragrafo avrei potuto scriverlo io tale e quale. Di anni ne ho 37 e il mio ingresso nel mondo del lavoro risale a dieci anni fa (un po’ di più in realtà). Anch’io avevo grandi aspettative e pensavo di fare chissà cosa… in realtà ho raccolto molto poco (rispetto alle aspettative, forse erano troppo alte?) e sto ancora seminando. Non credevo che alla mia età sarei stata ancora nella fase di “semina”, anch’io in questo momento mi sto riorganizzando per il “secondo tempo”, vediamo cosa ne viene fuori.
    Ps. Forse è l’ambito di lavoro e di studio che abbiamo scelto (lettere/lingue/traduzioni) che ha ristretto le possibilità di realizzazione “in grande”? Perché le capacità non ci mancano e lo sappiamo! Il tuo blog comunque è bellissimo, lo faccio leggere anche ad altri e cito spesso frasi dal tuo libro La vita 2.0, ricevi sempre un caterva di complimenti!

  2. giannidavico ha detto:

    Ylenia, arrossendo per i tuoi complimenti dirò che:

    – i 37 anni non sono compatibili con le seconde nove! :-))) Gòditi il fiore della tua vita!

    – l’ambito umanistico è inflazionato, certo, ma non è qui il problema; e questo perché “there is always room at the top” e noi – nonostante le facciate prese – non miriamo a nulla di meno che a essere i numeri uno, no? (perché altrimenti cosa ci facciamo qui?)

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