Questo mio diario pubblico è lo specchio sostanzialmente fedele dei miei pensieri connessi alla professione e, più in generale, al tempo che mi rimane.
I commenti più fastidiosi sono quelli che mettono in dubbio la mia buona fede, come accaduto qualche giorno fa. Che mi si tacci tra le righe di ipocrisia. Perché ho dei grossi buchi di ignoranza – questo lo so, né lo nascondo -, ma quel che ho nel cuore ho nella penna, ovvero qui.
Ho cominciato qui, a novembre di sei anni fa, 273 articoli fa, a dire la mia sul mondo della traduzione: ovvero riguardo all’unico mestiere di cui, sebbene assolutamente per caso, io mi sia mai occupato. Poi col tempo la visione si è allargata, ho cominciato a scorgere, a immaginare, la fine del mio tempo, e quindi a dare importanza a fatti minimi della vita.
Già, perché alla fine questi pensieri non sono per nulla originali. Li espresse per esempio Rocco Scotellaro, tanti anni fa:
Ho capito fin troppo gli anni e i giorni e le ore
gl’intrecci degli uomini, chi ride e chi urla
giura che Cristo poteva morire a vent’anni
le gru sono passate, le rondini ritorneranno.
Sole d’oro, luna piena, le nevi dell’inverno
le mattine degli uccelli a primavera
le maledizioni e le preghiere.
O Pasolini, in tanta parte della sua produzione. Ma insomma io non pretendo di essere quello che non sono, semplicemente registro qui i miei pensieri pubblici. Ciascuno poi ne farà l’uso o il non-uso che crede. Riprendo un’altra citazione che mi è cara, questa di Nelo Risi:
Vorrei solo che dall’urto
nascesse una più energica morale.
In vita
le fatiche sono altro che dodici
e la vita che tu vivi è una sola,
chi vede il mondo come un ospedale
non potrà che viverlo da ammalato
(l’ha detto Goethe) e il suo malanno
allora l’avrà voluto.
Non importa quello che succede, io sono aperto alle critiche di chiunque. Vorrei solo che chi si rapporta a me tenga in conto le parole di Quasimodo:
Non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo.
Qualunque cosa accada va bene. La maggior parte di esse non ha nessunissima importanza; io registro quel che mi pare significativo, e passo oltre.
Questo mio diario pubblico: http://t.co/0BMScYWC2Y [Scotellaro, Pasolini, Quasimodo e io]