Ago 08

Piccerì, a passà nun passa, ci si abitua.
Eduardo

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Ieri, appena finito il raduno, la luce era meravigliosa nel mio rifugio tra i monti. Questo però non mi aiutava molto.

Già, perché da una parte c’era l’elaborazione di un lutto – per quanto piccolo – che era dovuto alla fine di questa bella giornata e delle piacevolezze che ha portato con sé; da un’altra c’era il pensiero che era l’ultima domenica d’estate che passavo in questo luogo che amo; da un’altra ancora c’era l’idea incombente che questo possa essere l’ultimo anno che trascorro qui; e infine (ma in ordine sparso) c’era il fatto che la mia prima iscrizione a Langit è di vent’anni fa.

Insomma ho pensato alla mia vita che scorre rapida, e al fatto che non riesco a lasciare il segno come vorrei.

Quindi c’era l’idea delle cose che finiscono. E quindi mi ha preso una malinconia fortissima, pensando alle cose che avrei potuto fare e non ho fatto, alle parole che avrei potuto dire e non ho detto. Alle possibilità avute e non sfruttate.

La malinconia delle cose che finiscono, la malinconia delle cose che non sono state.

Tutto quello che avrei potuto fare in più e invece non ho fatto.

E ho pensato a me stesso, alle mie forze declinanti come la vista, alle possibilità che non avrò più. Questa era la mia malinconia completa e piena di ieri pomeriggio, non appena il raduno è finito.

Allora questa mattina ho puntato la sveglia molto presto, ho fatto colazione al caldo buono della stufa e poco prima delle otto lasciavo l’auto qualche chilometro sopra il Santuario. Poco dopo le nove, da Punta Parvo, il panorama era questo:
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Ho camminato senza pensare per quasi cinque ore, percorrendo tredici chilometri e mezzo, scollinando, salendo, scendendo e scarpinando. Alla fine mi è sembrato – non l’ho pensato, ma mi è sembrato – che Eduardo abbia ragione, e insomma che forse da qui si possa ripartire con una consapevolezza nuova, che è quella dei tanti anni che sono trascorsi. Non ho più la gioventù con me, ma ho probabilmente dentro tanta forza per fare le cose che si potranno fare.


Un commento a “Nell’attimo in cui comincia la discesa”

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