Ago 29

Questo fatto angosciante mi ha colpito qui, nella mia patria seconda, in uno dei periodi che è tra i più belli dell’anno, in un luogo che amo immensamente, pieno com’è di luce e di silenzio.

Nei giorni successivi ho pensato tanto a quello che era successo. Come tutti mi sono sentito piccolo e insignificante. E non ho avuto nulla da dire a proposito che paresse intelligente o che fosse di un minimo di consolazione.

Allora ho cercato di rispondere come potevo. Correndo un po’ più forte, camminando per qualche chilometro in più, restando un poco di più in silenzio. Tutte cose che non servono a nulla, lo capisco bene, ma un poco sono servite a me per interiorizzare un fatto che – per quanto ci si possa aspettare che accada – al suo accadere ci trova del tutto impreparati.

Ho pensato a me e alla mia famiglia, al sicuro nella nostra stabilità, come contraltare al disastro di quelle povere famiglie. Non ho voluto nel modo più assoluto leggere articoli o guardare foto di quei giornalisti-sciacalli che si precipitano sui luoghi delle disgrazie per “sentire le impressioni”. Non voglio entrare nelle loro storie estorte “per dovere di cronaca”.

Insomma questo, che sarebbe stato per periodo dell’anno un post leggero, pieno di quella luce di cui la Corsica abbonda, è invece una raccolta di pensieri che non hanno un senso compiuto, proprio perché il fatto è troppo recente perché possa già essere stato “digerito”. Poi lentamente la vita riprenderà il suo corso, ce ne faremo una ragione – e del resto per noi, che non siamo toccati direttamente dalla sciagura, non è cosa così ardua –, passeremo oltre. Ma oggi volevo, anche se l’ho fatto in maniera scomposta, registrare un pensiero per coloro che sono stati colpiti da questa tragedia.


Un commento a “Il disastro che ci accomuna”

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