Col presupposto che tante volte questo mio diario pubblico è anche il mio diario personale, sono andato a riprendere alcuni vecchi post che riguardano il mio rifugio tra i monti. Ho riletto, pensato, provato dei sentimenti. Nei giorni scorsi, soprattutto grazie alle parole di Batista, l’amico mio più caro, e di Gyorgyi, una traduttrice che mi è ugualmente molto cara anche se non l’ho mai incontrata de visu, ho capito che dopotutto posso fare a meno di quel luogo. A molto malincuore, si capisce: ma il fatto è che io amo quella valle, quella cultura, quei silenzi (i silenzi sopra tutto, questo non è prescindibile), e in parallelo che non ho più l’età per fare tanti compromessi.
(Di quel che è successo di preciso dirò quando l’avrò metabolizzato per intero.)
Per quel che si può, però: perché noi pensiamo di fare delle cose e trighiamo e brighiamo eccetera ma poi ciò che succede, i risultati delle nostre azioni, è una combinazione di fatti quasi assolutamente casuali e quasi del tutto slegati tra di loro. Quindi io penso di non volere fare compromessi ma poi fatalmente ciò accade. E pazienza; ma per quel che posso controllare il mio pensiero è semplice e lineare: io voglio andare diritto alle radici dell’essenza delle cose. Posso non riuscirci, o non riuscirci sempre, o riuscirci solo qualche volta, ma questo è l’obiettivo.
E quindi voglio finire di preparare la lista delle cento cose da fare. E poi farle. (Domani, ad esempio, con un amico – idea sua e lode quindi a lui – porto papà in un luogo di montagna dove lui soggiornò da piccolo e di cui conserva tante belle memorie. Questo è un fatto forse minimo ma molto importante.) Questo è fondamentale. Mi sto applicando proprio per quello, anche perché non c’è più tempo da perdere: ho bighellonato anche troppo.
E poi, tornando alla montagna, questo ancora voglio dire: quando faccio delle cose che mi danno soddisfazione intrinseca ed estrema – cose autoteliche, diciamo – sono spesso da solo. (Camminare per le montagne è appunto la prima attività che, chiudendo gli occhi, mi viene in mente.) Questo da una parte mi dispiace, ma dall’altra mi dice che gli accadimenti importanti e significativi, veramente importanti e significativi della nostra vita non vanno nella direzione consueta, non vanno nel senso comune, non vanno nel senso delle cose che fanno tutti.
Per quel che si può
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[una valle e i suoi silenzi]
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Certo Gianni, non siamo sulla Terra per fare il consueto, il “fan tutti”.
Lo fa già il regno minerale, insieme al vegetale, finanche quello animale risponde ad un istinto di gruppo.
Ma noi siamo Umani, spiriti potenzialmente liberi di agire, sempre che si riesca a staccare dal branco.
Branco poi, non Società, perchè quellla è la risultsnte delle varie singole componenti esperienze individuali dell Uomo.
Sennò il Genio del Sole, il Logos, non sarebbe venuto a dare il nuovo impulso di Amore e soprattutto Libertà; un impulso che tentiamo di sperimentare in questa bellissima epoca che stiamo vivendo.
E tu fai la tua sporca parte, amico silenzioso, ragazzo pigramente dispbbediente, Napoleone dei sentieri nascosti, per scovare la tuacparte di verità.
Grazie per i tuoi percorsi.