La Piatta, luogo sperduto nei boschi sopra Cuneo dove sono stato fin da bambino (e dunque dove sarò per sempre – è questa l’essenza del mito), luogo che mi piace definire “casa” soprattutto per il piacere di farvi ritorno dopo le partenze, si è animata ieri per un pranzo di famiglia.
Quegli stessi pranzi che da ragazzo aborrivo perché noiosi sono diventati adesso una delle figure (nel senso auerbachiano del termine) della serenità e della completezza.
Ascoltavo le parole dei miei commensali, partecipavo rilassato ai discorsi, sentivo la vita scorrere in quei momenti distesi. Quel cibo e quel vino mi sembravano passare direttamente dalla terra dentro di me, mi sentivo parte di un flusso naturale.
Pensavo che la felicità è fatta proprio di cose piccolissime, di piaceri minimi con persone che sempre e comunque saranno dalla tua parte. O forse più che pensarlo ero io stesso l’espressione di quel pensiero.
Insomma questi boschi e queste montagne sono parte di me, hanno fatto e plasmato il mio corpo e il mio spirito. Anche queste sono radici.