Nov 28

Sto terminando di preparare il workshop che terrò questo sabato a Torino sul marketing per il traduttore. È anche un’occasione per riflettere su tanti temi che riguardano il mestiere del traduttore. Uno di questi è una brutta, famigerata parola: qualità.

Che cos’è, esattamente, la qualità?, mi chiedo – e non so rispondermi. Parto allora da quello che so.

Un tempo tutti i miei preventivi facevano leva sulla qualità (del servizio, della traduzione eccetera). Ma col passare degli anni e col feedback che via via ricevevo, crescendo quella che io soggettivamente considero la qualità complessiva del servizio che la mia azienda offre, mi sono reso conto che ottenevo risultati molto superiori semplicemente non menzionandola.

Insomma non lo considero un argomento di vendita o di discussione. In sé la parola “qualità” non significa molto: è un argomento soggettivo, ciascuno di noi ha una sua idea di qualità. Anche le varie certificazioni non fanno altro che garantire un processo, non che una traduzione sia di “qualità”.

Non serve dire che le nostre traduzioni sono di qualità. Tutti lo dicono e lo diranno, dunque non è un differenziatore.

E poi la stringatezza nelle comunicazioni scritte ha un valore inestimabile. Il tuo cliente non ha tempo di sentire tutta la pappardella su quanto sei professionale eccetera, ma vuole sapere quanto gli costa e vuole essere sicuro che il lavoro sarà fatto a regola d’arte.

Sei in grado di garantire questo?


Un commento a “La “qualità” nelle traduzioni”

  1. Doina ha detto:

    Grazie Gianni, bella giornata passata in vostra compagnia, è stata proficua per me. cd

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