Mar 12

Sono nel settore delle traduzioni per aziende da quasi vent’anni ormai. Ho partecipato a conferenze, ho avuto a che fare con migliaia [sic] di traduttori e di clienti, ho scritto libri e articoli, tengo questo blog da anni eccetera. Ciò significa che due o tre cose dell’industria della traduzione – non sarà superfluo ricordare qui che sono stato io, di pirsona pirsonalmente, a introdurre questo sintagma nella lingua italiana – le conosco; e allo stesso modo sono conosciuto in questo ambiente.

Lunedì scorso esce questo post non firmato, che attacca il workshop del 14 aprile prossimo in cui parleremo di marketing per traduttori agli esordi della professione. L’ignoto autore dice in sostanza che la formazione è fuffa, sono trucchi per spillare soldi ai traduttori, mentre “il futuro invece è qui: Da traduttori per traduttori”.

Un tempo attacchi del genere, che sfiorano il personale pur essendo di fatto anonimi, mi facevano arrabbiare (gli archivi di Langit sono pieni delle mie filippiche); ora mi fanno al più sorridere.

Ho inserito un commento, in cui dicevo che la critica è legittima, ma la critica non informata è semplice arroganza. Il commento non è stato approvato.

Sulla pochezza delle argomentazioni non dirò nulla – il Web è assolutamente trasparente in questo senso. Dirò solo che l’accenno all’onestà, da parte di qualcuno che non si firma con nome e cognome né approva i messaggi delle persone citate, con questo chiudendo di fatto la porta alla comunicazione, è un atto vile.

Ovviamente ciascuno è libero di partecipare o meno, di investire in formazione o meno eccetera. Ma mi auguro soltanto che non si prendano davvero sul serio queste “lezioni di metodo”.


6 commenti “La fuffa del marketing”

  1. Luigi Muzii ha detto:

    Sai come la penso, ho espresso la mia opinione all’autore del post citato (anche se, per rispetto al suo plurale maiestatis dovrei dire “agli autori”) in più di un commento, ma solo quelli che potevano essere strumentalizzati (male) sono stati pubblicati. La pochezza di certi personaggi e dei loro argomenti si commenta da sé.
    In un libero mercato, tutti hanno diritto di avanzare la loro offerta. Questa può non piacere e non avere successo, anche per le critiche, pure aspre, che sono sempre legittime, purché aperte e corrette. Non è questo il caso.
    Ho scritto anch’io un post al riguardo per la sezione Quirks di The Big Wave, e non tornerò sulla questione di merito. Aggiungo solo che mia nonna avrebbe detto “la critica è facile e l’arte difficile”. Attento, però. Quando ti attaccano senza argomenti passando direttamente all’insulto hai solo due opzioni: ignorare l’incivile o ridicolizzarlo.
    La censura mostra solo la debolezza di chi la pratica, sempre anche quando la si vorrebbe giustificare con fini “nobili”, e la scorrettezza di certi personaggi è solo il contraltare di quella di altri più melliflui.
    Preferisco affrontare la vita a muso duro. Provare a essere uomo, non un quaquaraqua, né un piglianculo (sì, anche “ruffiano” è frutto di censura).

  2. Domenica Grangiotti ha detto:

    Ciao Gianni, non ci conosciamo di persona ma ci incontriamo spesso virtualmente nella rete. Ti leggo sempre con interesse e devo dire che mi piace molto il tuo approccio pacato, e sono di parte, mi piace anche la tua “piemontesità” 🙂
    Ho letto il pezzo che citi e mi sono fermata qui:
    **Costa soltanto €165,00 a persona, questo seminario – ovvero €23.57 all’ora, una cifra che ben pochi traduttori riescono a pretendere…**
    Non è corretto fare affermazioni di questo genere. Ciascuno ha le proprie esperienze in fatto di tariffe, lo diciamo sempre ma se 23.57 Euro lordi sono “per pochi”, quantifichiamoli, questi “peanuts”: 10 Euro l’ora? 10 Euro sono per molti?
    Ma andiamo!
    Parliamo con onestà della professione, prendiamo atto della realtà e diamo più strumenti possibile.
    Ti ringrazio, Gianni, per le idee che esprimi. Più idee, più occasioni, più formazione, più opportunità. Più, non meno.
    Al lavoro ora e buona giornata
    Domenica

  3. Pamela Brizzola ha detto:

    Avevo letto quel post, dalla bacheca di un altro collega, e mi era parso di una violenza verbale inaudita. Conosco personalmente Davico, Tursi e mi onoro di scambiare una conoscenza amichevole con il presidente AITI Sandra Bertolini.
    L’attacco personale denota una certa debolezza delle argomentazioni. Le voci fuori dal coro sono, appunto, fuori dal coro. Vanno ascoltate ma anche rintuzzate quando sfiorano l’insulto. L’anonimo non è poi tanto anonimo, voi lo sapete, ma siete stati tutti “signori” a non citarlo, a differenza sua.

  4. Sabi(na) ha detto:

    Ho già avuto modo di esprimere a te e a Sabrina la mia solidarietà, oltre che sulla bacheca di un paio di colleghi che avevano pubblicato il post. Pragmaticamente posso tradurre in numeri quanto mi ha reso l’investimento nei due seminari a cui ho partecipato e sarebbe, credo, un’argomentazione più che sufficiente per mettere a tacere certi corvi che amano (ancora) celarsi dietro la facile scorciatoia dell’anonimato informatico.

  5. silvia giancola ha detto:

    mah, sei io fossi un giovane laureato che si affaccia al mondo dell'”industria della traduzione”, e cito con piacere l’espressione da te coniata, sarei ben contenta di partecipare a tutte le iniziative di cui vengo a conoscenza, siano esse gratuite o a pagamento, che mi possano chiarire le idee su questo mestiere da ogni punto di vista. È ovvio che non saranno queste informazioni a farmi diventare un traduttore fenomenale, che ci dovrò mettere del mio e che starà a me farmi strada in questo mestiere se avrò i numeri per farlo, ma sicuramente il profitto che si può trarre da queste iniziative, fose anche solo per la possibilità di parlare con esperi di settore e confrontarsi con traduttori professionisti vale ben 160 euro. O no? Io personalmente ho fatto sborsare ben di più a mio padre (e non smetterò mia di ringraziarlo per questo, grazie papà, ovunque tu sia!) per partecipare ad uno stage non retribuito di 6 mesi presso la Commissione europea una quindicina di anni fa. Tanti soldini, che però hanno posto basi solide per la mia professione.
    Quanto a chi posta messaggi anomini, mi vengono in mente solo epiteti non oxfordiani, per cui stendiamo un velo pietoso su chi non ha coraggio di esporsi. Ogni dichiarazione espressa in questo modo perde dignità.
    Buona settimana a tutti!

  6. Sabrina Tursi ha detto:

    Buonasera a tutti, ciao Gianni, rispondo a scoppio ritardato alle belle parole scritte qua da colleghi che ormai considero anche amici, e che vorrei ringraziare per la solidarietà espressa in questa sede e in privato (ho ricevuto tantissime mail dopo l’articolo che cita il nostro corso a Milano).
    Personalmente ho deciso di non rispondere.
    Quello che penso e che ho avuto modo di scrivere ad alcuni di voi è che sicuramente non sarà la formazione in generale o uno specifico corso in particolare a risolvere i problemi dei traduttori o aspiranti tali (mi riferisco al target del corso). Ci sono tante altre cose che si possono fare, prima fra tutte l’auto-formazione e anche altri percorsi di crescita professionale e individuale. Sono mille i canali per alimentare la conoscenza e acquisire strumenti utili per lavorare. I nostri corsi sono solo uno dei tanti possibili tasselli. E non si tratta di “aiutare” (come intitola il post), si tratta di lavoro. Si tratta di fornire un servizio che sia utile, come quando facciamo traduzioni. Non “aiuto” i miei clienti, presto un servizio, che ha come corrispettivo un prezzo, e cerco di farlo in modo da far raggiungere loro l’obiettivo per il quale mi hanno contattata.

    Al post non risponderò perché non è un livello di conversazione che può portarci da qualche parte. Alcuni spunti possono essere anche interessanti, ma essendo esposti in quei termini da gente che non si firma e neanche contestualizzati, c’è il forte rischio di alimentare una polemica che resterebbe fine a se stessa.

    Buon inizio settimana a tutti
    Sabrina

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