La vita scorre a rivoli. Ciascuno insegue i propri sogni, le proprie leopardiane fòle, fa quel che può e le ricette universali non esistono.
Ma c’è il sistema per battere il sistema? O il banco vince sempre?
Io parlo per me, dal cuore del miracolo per così dire; e anche se so perfettamente che quel che ho fatto e faccio io non serve a nessuno se non a me, lo dirò ugualmente. “Perché ci sei tu a leggermi”, per dirla alla Zu. È un messaggio in bottiglia: se arriverà, ignoro. (Ma scrivo comunque per i felici pochi di morantiana memoria.)
Simone Perotti è andato ben oltre il downshifting che l’ha reso famoso:
In gioco non c’è il denaro, il lavoro, la casa, i luoghi. […] E’ vivere fuori dal contesto, fuori da molte delle regole, fuori dal quel peso sul cuore, quello là che senti stasera addosso, fuori dalle convenzioni, da dialoghi senza senso.
Siamo coetanei, apparteniamo alla generazione fortunata dei quarantenni di oggi. Non sono mai stato così pieno di vita dentro di me, i progetti di lavoro le bambine il golf il piemontese eccetera ad libitum. Sono fortunato e lo so, lo dico ad ogni pie’ sospinto.
Ma tutto questo non basta. Io voglio andare oltre, mangiarmi una collina, questa generazione e quella dopo di me, voglio lasciare traccia del mio passaggio nel mondo.
Nel mio mondo, almeno. (Lascio perdere tutto ciò su cui non posso influire, il mondo andrà avanti lo stesso. E chissenefrega.) E qui entra il gioco il cambiamento.
Il cambiamento, lo scorrere del tempo e delle cose intorno a me. Tutto cambia, io cambio. Io cambio e in questo cambiamento batto il sistema. Il banco non ha vinto, non con me.
[…] banco vince sempre? Non sempre il banco vince. Che per me vuol dire anche: non prendiamola come facile scusa. Tanto “alla fine non serve a […]