Mag 14

Fatto: i traduttori in Italia sono troppi. (Sono troppi rispetto ai bisogni anche i notai, i panettieri e le auto, ma non divaghiamo.)

Fatto: ho pubblicato una richiesta – una RFP, per dirla in gergo tecnico – qualche giorno fa su Langit. Una ricerca specifica per un progetto specifico con dei requisiti precisi.

Fatto: la maggioranza delle offerte ricevute non ha potuto essere presa in considerazione. O per mancanza dei requisiti, o perché scritta in fretta, non accurata eccetera.

Redigere una proposta di lavoro, ovvero rispondere a un’offerta, è un lavoro preciso. Volumi interi sono stati scritti sull’argomento. (Tanti anni fa mi incantavano e affascinavano libri come questo, attraverso i quali è passata tanta parte della mia formazione relativa al marketing e alle vendite, e mi intimoriva un poco l’idea di quanto lavoro fosse necessario fare per conquistare il proprio pezzetto di mondo.)

Come spunto di riflessione, ecco qualche passo da non compiere.

1. Non mettersi nei panni dell’interlocutore. “Basta che vada sul mio sito, che scarichi questo e quello” eccetera.

2. Non fare ricerche prima di spedire. Chi è il mio interlocutore, quali esigenze ha? (Nello specifico: in rete c’è tutto del mio lavoro, bastano dieci minuti per capire qualcosa di più.)

3. Mandare proposte a casaccio. “Tanto spedire una mail costa poco”.

I miei venticinque lettori sono invitati a dire la loro e a continuare la lista.


3 commenti “Closing the Big Deal, ovvero: come (non) scrivere una proposta”

  1. Luigi Muzii ha detto:

    I traduttori italiani non sono troppi. Sono troppi solo quelli generalisti, poco esperti e poco professionali. In altre parole, sono pochi quelli bravi. Lo stesso vale per le “agenzie” (o LSP, se preferisci) e i loro titolari. Sono troppo i chiacchieroni, gli ipocriti, gli arruffoni e i banditi. Pochi quelli onesti. Troppi quelli che si tuffano su qualunque cosa al solo scopo di rivendere e lucrare sul margine, riducendo così quello per il traduttore, che allungano inutilmente la filiera, che pensano di detenere la verità assoluta.
    A Roma, l’anno scorso, di questi tempi, Inger Larsen disse esplicitamente che Italia e Spagna sono gli unici paesi in cui si producono ancora traduttori “vecchio stile”. Ed è vero. Chissà perché…

  2. Luigi Muzii ha detto:

    P.S. Ogni mercato ha gli operatori che merita.

  3. giannidavico ha detto:

    Hai ragione Luigi, però i chiacchieroni, gli ipocriti eccetera non sono eliminabili, fanno parte del mercato anche perché i traduttori stessi li tollerano. Dunque secondo me vanno presi come dato di fatto e da lì occorre partire per andare oltre, per diventare veramente professionali (il che comprende anche scrivere proposte come si deve) e così via.

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