Nov 05

Quando sono entrato in questo settore ero un ignorante completo, nel senso etimologico del termine: non avevo nessuna conoscenza di prezzi, colleghi, strumenti, associazioni eccetera.

Col tempo, poi, ho scoperto Federcentri e in seguito financo l’America: ATA, ALC e STC.

Ora ho deciso che non rinnoverò più la mia iscrizione all’ATA: dopo dieci anni ho capito che è il momento per me di passare oltre. Mi sovviene Pavese (Il mestiere di vivere, 16 agosto 1950):

La mia parte pubblica l’ho fatta – ciò che potevo. Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti.

Anche vedendo le foto della recente conferenza (dell’Italian Language Division, e dunque di una parte che dovrebbe essermi familiare) trovo tanti volti sconosciuti in mezzo a pochi che conosco. E anche l’America per motivi vari è uscita dal focus dei miei clienti: è rimasto qualcosa, ma negli anni mi sono di fatto ri-concentrato in Italia (ho fatto il giro del mondo per tornare più o meno al punto di partenza – e questo, per quanto controintuitivo, ha certamente le sembianze del crescere).

Però questi dieci anni di ATA mi sono stati utilissimi, è un’esperienza che suggerisco a chiunque voglia fare il traduttore – o comunque essere nel settore – in maniera seria e professionale. Buona parte di quel che so di questo mestiere l’ho scritto nel mio libro, e buona parte di quel che ho scritto lo devo a tanti spunti arrivatimi tramite conversari, letture eccetera tutti figli dell’associazionismo. Le conferenze ATA, poi, sono un’esperienza impagabile.

E anche l’ALC l’ho adorata davvero: lì, per esempio in alberghi a nove fusi da casa, mi sono sentito spesso a casa. E mi sento ora di segnalare questo (non)evento.

Insomma c’è un tempo per tutto ma ribadisco: far parte di una o più associazioni è una scorciatoia per avere un’esperienza piena del settore, per imparare, conoscere e crescere.


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