Sono salito quassù sui monti.
Ne avevo proprio bisogno, questa volta più di altre. Volevo dimenticare le storture, le cose brutte, i dispiaceri; cercare di aggiustare dentro di me l’aggiustabile, poi studiare come affrontare a pieno petto l’affrontabile, e infine dimenticarmi di ciò che non posso cambiare.
Qui ho seguito lavoro e progetti, certo; ma soprattutto ho fatto altre cose. Ho tagliato molte fronde e ortiche, ho spaccato della legna; ho camminato tanto, ho corso, sono andato in bici. Ho guardato i bambini giocare, ho giocato con loro.
Innanzitutto volevo – dovevo – fare la pace con me stesso, perdonarmi i miei errori. Quel che non ho fatto, pazienza. Pazienza anche per i tanti errori. Sono comunque qui a respirare, il che non mi pare cosa da poco.
Venire quassù mi è servito per azzerare i miei debiti col mondo, ripartire. Scrollarmi di dosso gli errori eccetera. Posso fare ancora tante cose belle, partendo da qui. Cioè insomma il mio rifugio tra i monti è luogo di partenze e di ritorni, ma soprattutto di ripartenze.
In questi giorni questo luogo è stato animato di persone. Anche questo ha contribuito a rendere vario il periodo. Perdere i riferimenti “cittadini” mi è servito, e come!
Partendo da qui farò ancora tante cose, errori compresi; ma soprattutto respirerò più leggero.
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