Fino a che qualcuno non muove un passo, nulla nel mondo cambia.
Se io lavoro per conto mio non devo solo essere bravo (no, bravissimo) a tradurre, ma anche bravo (no, più che bravissimo) a promuovere i miei servizi, a vendere, a far di conto, a fare le fatture, a usare i social e così via.
Di questo, in poche parole, parleremo a Pisa il 1 dicembre. Non dimenticando che il traduttore non è un dipendente, quindi deve assumersi i suoi rischi (come ciascuno nel mondo del lavoro di oggi e di domani). Alla fine trovare il proprio posto nel mondo non è complicato, ma ha le sue regole. Regole che vanno seguite e applicate.
Già, perché aveva ragione Gramsci, quando nelle Lettere dal carcere parlava del concetto di difficile (o, ciò che è lo stesso, di facile): difficile rispetto a che cosa? È l’impegno che fa la differenza. Sono le regole del gioco.
La prima edizione milanese di questo workshop è stata un successo. Questo a testimonianza del fatto che il problema è sentito, che c’è necessità di sapere che cosa fare.
Ma un punto dev’essere chiaro. Anzi due.
Primo punto: io non dirò che cosa fare, daremo “semplicemente” degli strumenti su cui lavorare. Nessuno potrà mai insegnare nulla a chicchessia (si può solo, al limite, imparare), ma questo workshop – pratico e diretto – intende essere uno sprone per coloro che decideranno di investire del tempo e del denaro nel loro progetto di carriera. (Io non sono l’esperto: sono l’esploratore e la guida.)
Secondo punto: do per scontato che chi deciderà di partecipare si considera professionista, ritiene di offrire un servizio non meno che eccellente. (Sarà dunque la relazione, il tocco personale, quel qualcosa in più che solo il professionista può offrire, a fare la differenza.)
Cambiare si può, imparare si può, migliorare si può – a patto che la decisione provenga da noi, dal nostro interno.
Qui tutti i dettagli.