(Questo post si è scritto da solo, per intero, mentre camminavo.)
Scioccamente, il mio cruccio più grande di venerdì mattina, quando dovevo decidere se venire qui sabato oppure domenica (per domenica le previsioni parevano migliori), è stato il meteo.
(È da un po’ che medito un post su come è cambiata, probabilmente non in meglio, la nostra percezione del tempo da che ciascuno di noi ha il meteo sempre e comunque in tasca.)
Comunque alla fine mi sono detto what the fuck (o forse era navigare necesse, vivere non necesse, che è un tantino più elegante) e ho scelto il giorno che preferivo (sabato) perché ho pensato: il tempo faccia ciò che vuole, io vado e basta.
Ho dormito nel mio rifugio tra i monti. Alle 10 ho lasciato l’auto nell’ultimo posto utile prima della neve e ho cominciato il sentiero:
(Parvetto – Fauniera – Colle dei Morti – Rifugio Trofarello)
Salendo, via via i pensieri si pulivano. Mi sentivo più leggero, più vero, più “Gianni”. Mi accompagnavano marmotte e silenzio. E i miei monti.
Dopo il sole è venuto il nevischio. È stato bellissimo ugualmente, o forse anche un poco di più.
Parallelamente, buona parte del percorso era innevato, da pochi centimetri a mezzo metro. Fatto cui non avevo pensato, e sì che ero stato avvertito; ma alla fine il fatto di aver camminato sulla neve e non sui prati e sulle rocce mi ha fatto apprezzare ancora di più la giornata.
Arrivato alla statua commemorativa di Pantani mi è sembrato di essere Foscolo sulla tomba del fratello. Io e lui, solo silenzio intorno.
Sono ridisceso con la pace intorno a me. Al Santuario di San Magno, ripresa l’auto, sono stato di nuovo al cimitero, e di nuovo mi ha preso un desiderio di dormire per quattro generazioni almeno.