Modello americano vs. modello europeo

Ho avuto un’interessante conversazione con Diego Fiammengo, uno dei maestri al mio circolo, riguardo la differenza di concezione e di impostazione del golf negli Stati Uniti rispetto all’Italia.

Diego va tutti gli anni per un paio di settimane ad affinare il suo swing in Florida. Quest’anno è stato con David Leadbetter e Jim Mc Lean, due tra i mostri sacri a livello mondiale dell’insegnamento del golf. Ha dunque una conoscenza approfondita di come il golf quotidiano (non quello della televisione) viene giocato in America.

Diego dice che, anche da noi, il golf dovrebbe essere giocato secondo il modello americano: ovvero avendo come primo obiettivo la velocità di gioco. Questo si ottiene tramite l’uso obbligatorio del cart (attrezzato con GPS e tutte le diavolerie possibili), i generi di conforto ordinati alla cart girl, il rispetto assoluto dei tempi indicati e così via.

Risultato: le 18 buche prendono 3 ore, e le 9 buche possono occupare un paio di orette (esagerando), che si possono passare con l’amico dopo il lavoro, prenotando il tee time.

Esempio italiano: le Vigne del Barolo, pensato proprio secondo questa logica e gestito non a caso da una società americana, la Troon Golf, che gestisce 200 campi in 31 paesi del mondo.

Entrambi eravamo concordi sul fatto che, in ogni caso, per arrivare lì la strada è lunghissima.

Io ho giocato una volta sola negli Stati Uniti, dunque ho una conoscenza specifica limitata. Però devo dire che penso che l’uso del cart – per quanto comprenda appieno le ragioni anzidette – snaturi l’essenza stessa del golf, che a mio modo di vedere è fatto anche di profumo dell’erba, panorami, albe e tramonti. In genere: sensazioni, che la velocità rende difficile cogliere.

D’altra parte vorrei, fortemente vorrei che questo sport passasse dagli 85mila praticanti a numeri più in linea con altri paesi europei. Bisogna anche aggiungere che l’Italia ha delle risorse turistiche che non sono seconde a nessun paese del mondo, e che farebbero il paio perfetto con i campi da golf. Fare sistema, insomma, questa dovrebbe essere la logica – ma a questo punto non siamo ancora arrivati.

Opinioni in proposito?

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