La gara ai Ciliegi, ieri, non era cominciata nel migliore dei modi: par – bogey – bogey, ma io ero comunque tranquillo. Un birdie alla 7 e il par alle altre buche mi fanno arrivare alla 9 con un risultato di +1 lordo (-3 netto). Sono tranquillo.
Alla 10 un legno 3 dal tee tirato male provoca un altro bogey, e alla 11 comincio ad avvertire netta la stanchezza. Una provvidenziale banana – le banane contengono potassio – mi porta del sollievo. Sono calmo, il campo mi sembra facilissimo, tutto mi riesce come voglio.
Seguono alcuni par e un birdie alla 14. Alla fine della 15 intuisco di essere già a 36 punti stableford, e che tutto quel che verrà in più sarà come manna dal cielo.
Alla 16 la scelta è se rischiare per il birdie o giocare per il par in sicurezza: opto per la seconda via. Par alla 17, arrivo alla 18 senza sentire stanchezza o pressione: è come se i colpi partissero da soli. Col ferro 4 dal tee sono in centro pista, a 110 metri dalla bandiera. La scelta è tra un 52° tirato al massimo o un pitch controllato: il pitch mi dà in quel momento più sicurezza. Due prove e via: la palla atterra a 50 centimetri, si ferma a 30 centimetri dall’asta. Tap in, birdie, 72 colpi. Mi godo il momento, la pace interiore dentro di me; tanti amici si complimentano e mi sento appagato e felice.
I dati:
– colpi: 72 (3 birdie, 12 par, 3 bogey)
– fairway presi: 8/14
– green in regulation: 12/18
– putt: 28 (di cui 3-putt: 1)
I crediti: in campo c’ero io, ma di primo acchito mi vengono in mente almeno tre fattori ausiliari:
– il mio maestro, il suo supporto e i consigli che mi dà da oltre un anno e mezzo;
– Giuseppe Lazzarotto, che amichevolmente potrei definire “il re della sautissa” per lo spirito allegro e goliardico che anima il suo circuito golfistico, che ieri ha giocato con me ed è stato un compagno tranquillo e brillante;
– Gabriele, il nostro greekeeper, che ha preparato un campo magnifico.
Non dimentico neanche le lunghe – e per me assolutamente divertenti – sessioni in campo pratica, le oltre mille palle che tiro al mese in quel luogo che è diventato una sorta di seconda casa per me.
Nei prossimi giorni penserò a obiettivi nuovi, al futuro, all’handicap che adesso è di 5.7; ma per ora mi godo il momento e le sensazioni di una gara memorabile.