In the flow

Dopo qualche settimana di silenzio, dovuto al cambio di “casa” sul Web (come dire, prima ero in affitto, ora sono davvero a casa mia – e non importa se qualche presa magari non funziona, se in qualche stanza bisogna ancora dare il bianco e così via: farò tutto a tempo debito), riprendo con l’analisi del mio gioco di questo inizio stagione, per cercare di trarne delle conclusioni che abbiano una qualche validità generale.

Iniziamo dai dati. In 15 gare singole fatte fino ad ora, ho preso otto virgole, in quattro casi l’handicap è rimasto invariato e in tre è sceso: il risultato è che ora è leggermente più basso rispetto a inizio anno (7,4 contro 7,6).

La media dei colpi è di 85 (due volte sotto gli 80), 50% di fairway presi, 29% di GIR, 30 putt in media (0,9 i 3-putt).

E veniamo alle sensazioni, che credo siano molto più importanti. Mi sono reso conto che le brutte prestazioni (tirare oltre 90 colpi) sono capitate ma sono state un incidente, mentre più volte sono stato in the flow anche per tutto il giorno – che sensazione splendida! Sono queste le sensazioni che cerco di ritrovare durante le gare.

Mi è stata (e mi è) utile in proposito l’opera di Mihaly Csikszentmihalyi (questo è un buon punto di partenza per esplorazioni successive).

E finisco con una nota di colore. Ogni tanto qualcuno mi dice: “Pagherei per tirarla lunga come te” (mi è capitato tre volte solo nell’ultimo mese). Però – considerazione mia – queste persone non vanno mai in campo pratica!

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