La preparazione atletica per il golfista

Rory
Prendo spunto dal suggerimento di Mauro, uno tra i più affezionati lettori di questo blog:

si vede che la mia vita sedentaria e la totale assenza di esercizio fisico non giova alla mia scarna muscolatura… resto in attesa di un tuo post sugli esercizi da fare per potenziare il mio fisico… 😉

Ci ho messo un po’, ma ecco a seguire alcuni spunti.

1. La corsa. Assolutamente la corsa. La prima volta che ho (ri)iniziato a correre, qualche anno fa, ho corso forse per mezzo minuto, e già mi pareva tantissimo. Ora correre un’ora è il minimo sindacale, e la mezza maratona (21,097 km) è la mia distanza ideale, che completo in qualcosa più di due ore (a ritmo quindi blando ma senza interruzioni).
Tutto questo si traduce in benefici grandissimi sul campo: se un tempo arrivavo alla 18 provato, ora finito il giro sono un pochino stanco (com’è ovvio), ma potrei proseguire tranquillamente.
Una parola di cautela, tuttavia: la corsa ha le sue trappole – il cuore –, dunque per intraprenderla in maniera costante (e progressiva) è assolutamente d’obbligo una visita medica specifica preventiva. Il costo si aggira sui 40 euro, io l’ho fatta qui (per ragioni d’affezione), ma nei pressi di Torino si può fare ad esempio qui. Dura un’oretta, si passa da diversi specialisti e alla fine, oltre all’ovvio certificato (che dura un anno), si ottiene una scheda con tutti i propri dati. Quest’anno è stato particolarmente soddisfacente, per me: i dottori mi hanno fatto i complimenti per la mia forma, e soprattutto è scomparsa quell’odiosa dicitura, “sovrappeso”, che mi ha accompagnato da quando avevo sei anni forse. (Tra golf e corsa eccetera oggi, alla soglia dei 47 anni, peso 12 chili in meno di dieci anni fa e sono nella mia massima forma possibile – sono lento in tutto, me ne rendo conto; ma chi pensa che la frutta maturi tutta insieme come le ciliegie non sa nulla dell’uva.)

2. Il pilates. Ho cominciato questa attività, che mescola esercizi fisici in palestra e respirazione, qualche anno fa, e da allora l’ho praticata con regolarità un’ora la settimana sotto la guida esperta del mio trainer (suvvia, Luciano è ormai un carissimo amico per me). Benefici: aumentata consapevolezza della mia muscolatura e dell’importanza della respirazione nell’attività fisica.

3. Lo yoga. Me ne sono avvicinato da poche settimane e dunque lo conosco poco. L’abbrivo viene da questo libro (lo recensirò in uno dei prossimi “Golf Today”). La cosa che mi ha colpito è che gli esercizi sono decisamente fisici, ovvero che la muscolatura è molto coinvolta e sollecitata (io mi immaginavo invece esercizi al limite dello “spirituale”). Lo trovo un utile e ideale completamento del pilates.

4. I piccoli esercizi costanti. Di fatto tutte le sere prima di cena faccio un certo numero di esercizi. A volte ciò mi prende qualche decina di minuti, altre volte anche solo un paio. Anche solo due-tre esercizi quindi: ma il punto è che questa attività è per me costante, ovvero è ormai un’abitudine impiantata dentro di me, quasi come lavarsi le mani prima dei pasti. E questo è l’importante, perché l’esercizio fisico è utile se continuativo, non un qualcosa di relegato ad un momento specifico: quasi come fosse un’estensione della propria vita.
(Mauro: per me questi due ultimi punti sono anche un gioco che faccio con mia figlia piccola, e lo trovo – oltre che utile, ovviamente – splendido nella sua semplice candidezza.)

5. Il camminare. Be’, non c’è molto da dire sul punto. A volte cammino per otto ore di fila (mi accade qui in Corsica, per esempio, e in mezzo a panorami di una bellezza indescrivibile); ma senza arrivare a questi estremi, una mezz’oretta di camminata tutti i giorni è un beneficio certo.

Altre attività possibili sono moltissime, ovviamente (in questi giorni di vacanza io ho ad esempio iniziato, in maniera molto informale e tranquilla, la canoa – a settembre ho in programma un corso per impararne davvero i rudimenti). Io ho parlato di quelle che conosco meglio perché le pratico con regolarità, ma il punto fondamentale è che il movimento ci deve accompagnare lungo la nostra vita, perché questo è un beneficio sì per il nostro golf, ma soprattutto per il cuore, per il benessere e in generale per la salute.

Commenti

Mauro ha detto:

Ciao Gianni,
grazie per il set completo di post che hai scritto nelle ultime settimane, pieni di buoni spunti ed idee da mettere in pratica.

Mentre tu ti rilassavi con attività alternative io ho vissuto il mio periodo di più alta attività golfistica dell’anno.
In queste settimane ho giocato 3 giri da 18buche ed 1 da 9 buche, che hanno evidenziato ancora una volta (se mai avessi avuto dei dubbi)le mie carenze tecniche e fisiche, il miglior giro è stato in 100 colpi a Villa paradiso, FW 61%, GIR 16%, 39 putts, in pratica quello che di solito mi tiene a galla ovvero il gioco corto ed il putt quel giorno erano in vacanza, al contrario il Drive era eccezionalmente preciso e stranamente lungo, peccato che poi tra palle agganciate a sinistra, un paio di shank, qualche flappa, diversi putt sbordati, nessun approccio in bandiera e parecchi colpi corti al green (ho scoperto poi guardando con google earth che i cartelli 200/150/100 erano riferiti all’inizio del green e non come pensavo al centro del green!!!!), il risultato è stato al di sotto delle mie aspettative.
La mia strategia di gioco è stata una porcata, tralasciando i par 3 (dove oltretutto ho fatto gli unici due par), nelle altre buche ho sempre usato il drive, non conoscevo le distanze degli ostacoli e spesso tiravo senza avere un’idea chiara di cosa dovesse essere il colpo.
Per evitare di rivivere questa confusione mentale ho deciso di prepararmi uno yardage book di Villa Paradiso (con l’aiuto di Google Earth e di un programma di grafica vettoriale) così almeno la prossima volta spero poter giocare con almeno le idee chiare sul da farsi.

Inoltre nemmeno il mio fisico asciutto da maratoneta keniota (67kg x 1,82mt), una banana, dell’uvetta passa e parecchia acqua, mi hanno aiutato a finire le ultime buche con sufficienti energie, oltre ad una cronica fiacchezza muscolare nelle ultime buche ho dovuto anche sopportare dolorini vari e gambe pesanti, neanche avessi fatto 72 buche, per darti un’idea Arnold Palmer al Par 3 Contest giocato al Master quest’anno camminava in maniera più disinvolta di me… colpiva la pallina molto meglio e mi sa anche più lunga… anche se a dividerci oltre tantissima classe ci sono poi solo 47 anni!!! 😉

Chiaramente per nulla demoralizzato, ma anzi ulteriormente motivato ho già ripreso ad allenarmi, cercando di automatizzare il più possibile il nuovo movimento, cosa che al momento mi manca e che spesso in campo mi portava a pensare come fare il movimento invece di semplicemente concentrarmi su dove volessi tirare la pallina.

p.s. Spero che una di queste notti Sam Snead mi appaia in sogno e mi indichi la strada che porta a dove si nasconde (è nascosto molto bene) il golfista celato dentro di me.

giannidavico ha detto:

Bel racconto, bravo Mauro, tieni duro!

Sulle mappe: sono un investimento molto utile, secondo me. E’ vero che uno può costruirsele, però io personalmente vedo che è molto meglio comprarle presso il campo. In alcuni casi hanno costi del tutto popolari (mi vengono in mente i 2 euro per Bogogno), in altri scandalosamente (e ingiustificatamente) alti; ma sempre sono utilissime. Anche i siti dei vari campi ormai hanno tante informazioni relative al percorso.

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