C’è un’opera di estremo interesse per ogni golfista sinceramente innamorato di questo sport che nasce da un fatto tragico avvenuto nel 1999: la morte di Davide Bisagno, ragazzo strappato alla vita nel fiore degli anni. Il padre Marco, per onorarne la memoria, ha dato vita nella sua città – Verona – ad un museo unico nel suo genere. È infatti l’unico museo privato di golf esistente al mondo, e contiene migliaia di palline logate (è stata questa raccolta, nello specifico, che ha dato l’abbrivio al museo), migliaia di bastoni (alcuni di fine Ottocento, alcuni adoperati da Jack Nicklaus) e numerosi oggetti di varia natura legati al golf.
Tale museo è dunque, innanzitutto, un’opera d’arte. Sono stati necessari otto anni di lavoro per raccogliere i materiali, restaurarli, catalogarli e sistemarli. Questo perché i pezzi, soprattutto quelli più antichi, a volte vengono identificati da segni piccolissimi: è quindi necessaria una pazienza certosina, unita a una conoscenza specifica nel clubmaking, per definire con precisione un bastone.
Il museo è ora anche un libro, edito da Cierre grafica con carta Fedrigoni, che ha richiesto quattro anni di lavoro e rappresenta una sorta di catalogo del museo stesso. Sono 300 copie in edizione non venale, curatissime in ogni dettaglio, numerate una per una e donate dai genitori di Davide agli appassionati.
La copertina qui sopra è opera dell’artista Andrea Torresani. Bastoni, palline, sacche (fra cui un raro esemplare del 1890) e altro ancora sono stati fotografati dalla mano sapiente di Renzo Udali, che ha trasformato gli attrezzi in elementi vivi del volume.
Potrebbe essere definito un prodotto di alta gioielleria editoriale, anche se personalmente credo che definirlo frutto della passione per il golf e per la vita sia rendere maggior giustizia all’avvocato Bisagno. Il primo impatto, infatti, è di profondo rispetto per l’opera, austera ed elegante; ma anche a scorrere il volume successivamente viene in mente una deferenza quasi virgiliana per l’uomo e ciò che ha realizzato. Senza dimenticare il fatto che l’opera è una sorta di compendio della storia del golf, narrata attraverso i materiali e i protagonisti che a quei bastoni hanno dato vita: il volume ricostruisce invero la storia di questo sport attraverso documenti autentici e il racconto delle imprese dei grandi campioni.
Splendido lavoro, avvocato Bisagno.
Commenti
MA PERCHE' CREA UN MUSEO E POI O TIENE PRIVATO? CHE SENSO HA..SE NESSUNO POI PUO' ANDARE A VEDERE QUESTE MERAVIGLIE?
Nota generale: tutti i commenti sono graditi qui, ma sarebbe buona norma firmarsi.Il museo è privato perché è nato dall'iniziativa di una persona, che ha messo tanto tempo e tanti soldi per crearlo.Il discorso allora sarebbe più generale: perché un ente pubblico – la Federgolf, per esempio – non sponsorizza il progetto?Ma il fatto che un individuo metta insieme tanti pezzi così significativi è secondo me lodevole da qualunque punto di vista.Inoltre: l'avvocato Bisagno è persona estremamente cortese e gentile. Chiunque tu sia, potresti sempre contattarlo e prendere accordi per visitare il museo. Sono sicuro che rimmarresti estasiato.Gianni Davico
[…] Bisagno, che in sua memoria ha creato il più ampio museo di golf italiano e pubblicato uno splendido libro in tema), con la partecipazione di Matteo […]
Splendido, ma vorrei sapere dove poter far restaurare e anche valutare un bastone !
Si tratta di un legno due di circa 50 anni fa credo più o meno!
b giorno avv Bisagno,sono in professionista ,di golf ho per le mani dei ferri legni antichi vorrei sapere se e’ interssato a vederli ,potremmo parlarne su un campo da golf la mia compagna e’ di vr borgo ROMA ,la ringrazio e b lavoro.
fabio
Sono Caddie Master in un golf qui in Liguria e avendo due putter originali (un Bobby Locke e un’altro interamente forgiato a mano) volevo sapere come fare per contattare l’Avv:Bisagno per sapere se è interessato…Rimango in attesta di una risposta…
grazie.
Egregio Bruno, inoltro la tua mail all’Avvocato Bisagno.
sarebbe possibile visitare questo museo?
Dispongo di alcuni legni e ferri, di 4 sacche di prima del 1930 e di un putter di Jean Gassiat (il grande piano), di un ferro con brevetto Nozel e di 200 libri sul Golf. Il premio dell’Open all’inizio era una cintura d’argento da tenere tutto l’anno e poi restituire al vincitore dell’anno successivo a meno di non vincere x 3 volte di seguito cosa che il Yang Tom Morris fece nel 1868,69 e70. Venuto in possesso della cintura gli organizzatori dell’Open cercarono un campo in cui non potesse vincere e tanto lo cercarono che l’anno passò senza che lo trovassero e nel 1871 l’Open non fu disputato. Era così grande che dopo la sua subitanea e tragica morte fu seppellito nella Cattedrale di St Andrews unico professionista di golf a riposarvi.
Molti complimenti x il suo eccezionale museo
Emilio
bellissimo come posso andarci.
molte grazie
Sono rimasta entusiasmata da tutto questo. Vorrei cortesemente la mail o un contatto per poter visitare il museo se possibile. Grazie infinite erika