Le patrocinate sono un tipo di gara differente rispetto a tutte le altre. Lo capisci subito, arrivando al circolo la mattina del primo giorno, per il silenzio che avvolge l’intero circolo. Sono una gara in cui gli handicap a due cifre sono di fatto estromessi.
E se noi, della montaliana razza di coloro che rimangono a terra, fossimo dei poeti (be’, un po’ ci sentiamo di esserlo, in realtà), saremmo i minori.
Ho partecipato lo scorso fine settimana al I Trofeo Lauretana, alle Betulle di Biella. Ero curioso di conoscere un circolo dove non ero mai stato, ma che è a solo un’ora da casa mia; un circolo che tutte le riviste dipingono non solo tra i più belli d’Italia, ma anche d’Europa e nel mondo.
Ebbene, il campo è splendido: chilometri e chilometri senza mai imbattersi in una casa, praticamente un giorno intero dove gli unici artefatti che incontri sono relativi al campo stesso.
E tutti i contatti che ho avuto col circolo – segreteria, bar, starter – sono stati assai cordiali e pieni di quello che per me è “semplice” bel deuit piemontese. Magari loro non saranno d’accordo sul punto; in ogni caso complimenti!
Il secondo giorno ho sperimentato un paio d’ore di assoluto flow: le prime sette buche in par lordo (un birdie, un bogey e cinque par), un’esperienza avvolgente in cui mi sentivo completamente sicuro dei miei mezzi, in cui ogni colpo era eseguito come si doveva, e dove anche le sbavature si dimenticavano in fretta. Esaltante. (Nota per me: il prossimo passo consiste nel portare quell’esperienza da 7 a 18 buche – un bell’obiettivo da raggiungere entro i miei 45 anni.)
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