Ho chiesto a Guido Rolando, compagno di gioco ai Ciliegi e probabile compagno nell’avventura romana di questo autunno (un amico, insomma, con due grossi difetti: avere l’handicap di gioco mooolto più basso del mio ed essere figlio di un maestro – è chiaramente l’invidia che mi fa parlare :-)), di scrivere un articolo sul come riparare i pitch mark. Detto, fatto. Ecco qui il primo guest blogger di Campo pratica.
Guido Rolando dixit:
Quante volte vi sarà capitato, spesso in gara, di pattare dopo aver analizzato minuziosamente la linea, il taglio dell’erba, la pendenza e a un certo punto, magari in prossimità della buca, vedere la pallina saltellare e cambiare direzione…
Ecco: se vi è successo, vuol dire che siete stati vittime di un pitch mark mal riparato.
Il pitch mark è quel segno, scavo o piccola fossetta che provoca la pallina quando atterra sul green. I giocatori più bravi e che imprimono più spin alla palla a volte fanno veri e propri buchi; i giocatori meno bravi invece lasciano dei segni più lievi, che comunque disturbano se mal riparati o addirittura lasciati così come sono.
Il pitch mark può essere sistemato utilizzando l’apposito attrezzo, l’alzapitch: sì, proprio quello che assomiglia ad una forchetta da aperitivo per prendere le olive… Questo oggettino va puntato nel terreno direttamente dietro il segno lasciato dalla pallina, piantato in modo obliquo e infine tirato verso l’erba del green in modo da far alzare la terra compressa dalla pallina… Una volta che vedremo emergere quel piccolo “vulcano”, esso andrà schiacciato con delicatezza col putter, in modo da uniformarlo col resto del green.
Ecco, così deve essere riparato un pitch mark… Occorre ricordarsi di ripararlo sempre, anche se non è sulla nostra linea (e anche se non fosse nostro): un giocatore della squadra che segue potrebbe averlo sulla sua…
Alzare i pitch mark è anche una regola basilare dell’etichetta golfistica, che purtroppo in questi ultimi anni non è molto rispettata, sia dai neogolfisti che dai giocatori di prima categoria…
Commenti
E’ vero, ultimamente quasi nessuno si preoccupa di insegnare ai neofiti quali sono le regole fondamentali dell’etichetta. Temono di annoiarli, con la fame che hanno di quote. Io ogni volta che vado in green ne riparo sette o otto anche se non sono miei. Bisognerebbe parlarne di più da parte dei maestri.