Dopo tre settimane intere in cui non ho toccato un singolo bastone, questo lunedì ho ripreso la preparazione in vista della gara di Roma.
Qualche settimana fa avevo fatto il clubfitting, la cui utilità è difficile da comprendere per il golfista medio; occorrerebbe della promozione a livello generale, in maniera che chi vuole informarsi possa farlo con facilità e senza avere l’idea di stare facendo qualcosa da iniziati, sulla scia per esempio della serie di articoli dedicati al tema da “Golf Digest” di questo mese.
Questa settimana mi sono anche arrivati i bastoni nuovi: ferri Mizuno MP-58, gli “eredi” degli MP-57 che ho usato con estrema soddisfazione per tre anni interi (e che avevo comprato su Internet senza mai averli toccati né provati, solo perché rapito dall’aspetto e convinto da questa recensione), canna stiff ma un po’ più leggera rispetto alla precedente e driver Titleist 910D2, 10,5 di loft e canna stiff. (Sui 10,5 gradi ho i miei dubbi, ma il tempo dirà.)
Li ho scartati lentamente, e lentamente ho iniziato a provarli. Mi sovvenivano le sensazioni di quella volta in cui, da piccolo, avevo ricevuto in regalo – per Natale, credo – una scatola di gianduiotti e con calma avevo cominciato ad assaporarli. Ho iniziato a colpire palline e mi sembrava di non essermi mai fermato. Luciano, il mio preparatore atletico (grande plauso a lui, by the way) dice che in tanti casi succede che dopo una pausa si cominci bene ma poi si vada avanti con difficoltà. Vedremo. (Ma intanto ieri li ho inaugurati con un eagle alla seconda buca del mio circolo: ibrido in centro pista e ferro 8 dritto come una lama che è atterrato in green 4 metri dopo la bandiera, ha spinnato ed è entrato.)
Per quanto riguarda la preselezione alle Querce (o “i giri”, come viene comunemente definita tra i golfisti), a oggi le cose stanno così. Gli iscritti maschi sono 104, dei quali 96 in regola con l’handicap (gli altri hanno un handicap superiore a 4,4). Di questi 96, io mi trovo in ottantatreesima posizione a pari merito (per handicap).
Anche se, va detto, una volta che la gara inizierà l’handicap non conterà assolutamente nulla, conterà solo il mal di pancia. Del resto, come dice Lewis Hamilton citato da Alex Zanardi sull’ultimo “Wired”,
il momento più bello non è quando hai vinto e tutti ti abbracciano. Il momento più bello è la mattina della gara quando ti svegli e te la fai sotto.
Ecco, martedì 20 settembre – tra 46 giorni – io mi sveglierò e me la farò sotto. E sarà comunque splendido: avrò fatto tutto quello che volevo e dovevo e sarò in pace con me.
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