Ho avuto la fortuna di giocare il primo giro del campionato piemontese a squadre con Takayuki Matsui, giocatore della Nazionale e ragazzo di belle speranze in forza al Royal Park, handicap +1,9 al momento del primo giro (bella gara nella gara in quel circolo, poiché sabato un altro componente in forza al medesimo circolo ha visto scendere il suo handicap a +2,0).
Giocatore dal gioco solidissimo: non prende mai rischi, ha un bellissimo legno 3, un volo di palla altissimo, un putt magnifico.
Eppure…
Takayuki arriva sul tee della buca 8, che per noi è la diciassettesima (eravamo partiti dalla 10) con un risultato di -3 lordo. La 8 è una buca stretta, lui piazza il ferro sulla destra del fairway, poi tira un approccio (è a 120 metri circa dall’asta) leggermente sulla destra, nel fringe, a mezzo metro dal green e circa 6 metri dalla bandiera. Da lì il putt, in discesa, gli scappa un pochino verso sinistra e si ferma a un metro e mezzo dalla bandiera.
Quindi ha un putt in salita per il par. Nel corso della giornata ha dimostrato di essere anche un eccellente giocatore di putt – gli ho visto imbucare diversi putt molto lunghi, con pendenze, per salvare il par eccetera. Questo putt è insidioso ma non certo impossibile, al limite c’è il bogey tranquillo che attende.
Takayuki fallisce il primo putt. Ora la palla si trova a meno di mezzo metro dalla buca, lui si avvicina con troppa sicurezza – l’unico vero errore di una giornata per il resto assolutamente eccellente – e apre il putt colpendo la palla. La palla sborda e va più lontana rispetto a prima, di nuovo ad un metro e mezzo circa. Sbaglia ancora quel putt e finalmente mette dentro quello dopo, da 20 centimetri, per un triplo bogey che taglierebbe le gambe a chiunque. Finisce la 18 con un par e dunque il giro in par.
A gara finita gli ho chiesto se qualcosa gli aveva dato fastidio – l’altro nostro compagno di gioco aveva già la palla piazzata al momento del suo secondo putt, perché il putt di Takayuki era una formalità –; però mi ha detto di no, che è stata solo colpa sua. E questo gli fa onore, e dimostra anche la solidità di un giocatore che certamente avrà molte occasioni per rifarsi, anche se un fatto del genere può lasciare il segno.
Mia personale conclusione: mi sono divertito tutto il giorno a vedere il suo gioco solido, ho patito per quel minuto di “follia” ma, al di là dell’episodio, questa è l’ennesima dimostrazione che nel golf non esiste nulla, davvero nulla, di scontato.
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