Quando si pensa allo US Open del 1950, la mente corre subito alla foto più famosa dell’intera storia del golf. Del resto il punto da dove partì quel ferro 1, là dove una targa ricorda
JUNE 11, 1950
U.S. OPEN
FOURTH ROUND
BEN HOGAN
ONE-IRON,
è un problema reale per quel campo, poiché virtualmente chiunque passi di lì vuole cercare di rivivere quell’emozione.
Ma c’è una questione che gli storici del golf hanno sottovalutato, ed è il fatto che quando quel ferro atterrò in green Hogan aveva ancora due putt da una distanza considerevole per forzare un play off. I giochi, insomma, erano tutt’altro che fatti (e la storia in questo insegna, perché nello US Open del 1956 Hogan mancò un putt da 1,2 metri sull’ultimo green, cosa che gli impedì di andare al play off; e – ma ora vado a memoria – mi pare che la stessa cosa gli sia successa in un altro caso in un major).
Soprattutto, bisogna considerare che dopo il primo putt gli rimase il colpo che tutti i golfisti sanno essere in assoluto il più difficile nel golf: il putt da 90 centimetri.
(Non è un caso che Dave Pelz in Golf without fear indichi questo come il colpo più difficile, proponendo poi delle soluzioni per un problema che nel golf è fondamentale.)
Anche Tiger ha riconosciuto la difficoltà di quel momento sul green: si vede qui, al minuto 4:09. E subito dopo si vede come la palla sia entrata in maniera quasi casuale dal bordo destro, ma avrebbe potuto benissimo uscire. Insomma quall’ultimo putt era tutt’altro che scontato, Mr Hogan avrebbe potuto mancarlo e la storia sarebbe stata differente.
(Glad he sank it.)
Lascia un commento