Le mie prime 72 buche

hotel 5 vie
Dopo dieci anni di golf, la settimana scorsa sono riuscito a raggiungere un mio obiettivo: prendere parte ad una gara di 72 buche passandone il taglio dopo 36. Sono stati dei giorni molto intensi e interessanti, con dei chiaroscuri di cui ora dirò.

La cosa più bella è stato aver passato il taglio: venerdì eravamo in parecchi in clubhouse ad aspettare la pubblicazione dei risultati. Io avevo fatto due belle prove (78 – 81) ed ero abbastanza sicuro di passare alla fase successiva, ovvero le 36 buche del giorno dopo; ma fino a che non ne hai la conferma ufficiale rimani sempre un po’ sospeso, si sa. Ricordo con piacere la visione del tabellone che mi dava al 24° posto pari merito e dunque ampiamente nel taglio (40 più i pari merito).

Le ultime 36 buche sono state difficili, soprattutto da un punto di vista mentale: ero esausto, svuotato e non riuscivo più a fare quel che volevo, a dare direzione ai miei colpi, a fare quel che nei due giorni precedenti mi riusciva quasi automaticamente.

Il risultato finale (39°: 78 – 81 – 85 – 86) naturalmente non mi soddisfa, ma tant’è. I dati:
– media colpi: 82,50
– fairway: 60,71%
– GIR: 37,50%
– up and down: 30,23%
– media putt: 32,25
– putt per GIR: 2,04

Chiaramente non una bella prestazione nel suo complesso, ma una splendida esperienza.

Nota curiosa del giro finale: alla buca 7 dell’ultimo giro (percorso giallo, un par 3 di 176 metri in salita) faccio un colpaccio con l’ibrido, che chiudo inesorabilmente. La pallina, diretta in acqua, colpisce una pianta e atterra in fairway, a 50 metri dalla buca. Approccio di media riuscita e putt fortunoso che da tre metri abbondanti finisce in buca per un par “rubato”. Alla 12 (la 3 del blu, un par 4 di 394 metri) tiro un drive perfetto in centro pista, un ferro 6 splendido che batte un paio di metri più in là del dovuto e finisce in rough a cinque metri dalla bandiera. Da lì sbaglio il chip – avrei dovuto approcciare, ma in quel momento non mi sono ricordato di esserne capace -, il putt di un metro abbondante in discesa e anche il putt di ritorno per un 6 finale decisamente non veritiero. Ma nel golf you are your numbers, si sa.

Tra le note positive anche la camera d’albergo – per curiosa combinazione, la stessa dello scorso anno – che è stata casa mia per quattro giorni.

Del campo ho già detto ampiamente, lodandolo come merita; lo stesso va detto per le persone che in quel circolo lavorano, gentili e accoglienti.

Questa non è andata, ma non importa: tutto bellissimo, si va alla prossima.

Commenti

Mauro ha detto:

Ciao Gianni, complimenti!!! Peccato per i due ultimi giri, io comunque io sarei felice di potermi lamentare di un 86 in una gara ufficiale…e quindi ti invidio!!! Fammi sapere se ripassi da Bergamo o dintorni così salvo impegni dell’ultima ora vengo a vederti.

giannidavico ha detto:

Sempre troppo buono, Mauro! La prossima volta sarà il prossimo anno, direi – in ogni caso ti avviserò per tempo. Ciao!

Mauro ha detto:

Ciao Gianni,
sto aspettando l’areo ad Hong Kong e navigando sono capitato qui
http://puttingzone.com/vector.html
lettura interessante che ti consiglio.

giannidavico ha detto:

Aereo galeotto! Qui tocca studiare.
Ho stampato, leggo e riferirò.
Grazie Mauro!

giannidavico ha detto:

L’ho letto, Mauro. È interessante, ma alla fine i concetti che se ne ricavano sono due:
1) il sistema di misurazione è di fatto lo stesso del BreakMaster;
2) puoi fare tutte le misurazioni teoriche che vuoi, però poi davanti a quello specifico putt ci sei tu, da solo, con la tecnica che possiedi, le tue emozioni e i pensieri.
Bella lettura, grazie!

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