Dove vado da qui?

Ho preso parte, lo scorso fine settimana, ad una gara presso il mio circolo. Era una cosa che non mi succedeva da tantissimo tempo, perché quest’anno mi sono dedicato soprattutto alla gare presenti nel calendario della Federazione; e ciò a sua volta accade perché desidero competere con golfisti che abbiano abilità grossomodo simile alla mia. Ovvero preferisco essere l’ultimo o tra gli ultimi in una gara che non essere tra i primi e quindi di fatto non avere competizione; e questo perché per me il golf è prima di tutto sfida con me stesso e con il campo.

Il risultato è stato, sostanzialmente, pessimo: un +10 con quattro [sic] doppi bogey. Ho riflettuto a lungo su quanto accaduto, e ho tratto due considerazioni fondamentali: una che spiega questo risultato, e l’altra che parla del futuro di questo mio golf.

La prima considerazione, a spiegazione del risultato di sabato scorso, riguarda la mente. Prima di una gara io mi rendo conto benissimo, tramite il mio feeling, di quanto sono allineato (o meno) rispetto alla gara stessa, ovvero quanto la concentrazione, gli obiettivi sono verso la gara che sto per cominciare e quanto invece la mente è assorbita da altri aspetti della vita che nulla hanno a che fare con il golf. Nel caso di questa gara c’erano altri pensieri che non riuscivo a sistemare; magari anche questioni che in sé possono non essere importanti, però che si giravano e si rigiravano dentro la testa – e quindi di fatto la mia concentrazione non era così tanto sulla gara, insomma non avevo quella “giusta” concentrazione, la cattiveria agonistica necessaria, ma ero “distratto” da accadimenti estranei al golf. E questo spiega questo risultato, perché comunque un +5, per dire, può avere una spiegazione tecnica, ma un +10 no: non è pensabile che io possa perdere dieci colpi su un campo che conosco in ogni dettaglio.

Dunque: l’allineamento deve essere a laser rispetto all’obiettivo. E in questo senso invidio molto i ragazzi (parlo in generale), perché la differenza tra me e un golfista giovane (15-18 anni) di handicap simile non è tanto nella tecnica, che è paragonabile; non è nel fisico, perché i risultati (per esempio nella corsa) dimostrano che fisicamente sono a posto e potrei dare punti alla maggior parte di loro; ma è nella testa, perché la testa di un ragazzo è mediamente molto più sgombra rispetto alla testa di un adulto, che ahimè è occupata da pensieri che riguardano il lavoro, la famiglia, i genitori anziani eccetera.

La seconda considerazione riguarda il futuro, ovvero: dove vado da qui? Se la discesa dell’handicap dei miei primi 6-7 anni di gioco è stata molto lineare e dunque arrivare alla prima categoria reale, ovvero con un handicap massimo di 4,4, è stato un gioco da ragazzi, poi ho incontrato un muro che non sono ancora riuscito ad abbattere. Nella seconda metà dell’anno scorso gli ho dato una bella spallata, e infatti in virtù di questo fatto l’obiettivo successivo è diventato quello che scrivevo qualche mese fa, ovvero quel “2 virgola, stabile”. Il che vuol dire giocare la maggior parte delle volte nei 70 – e non negli 80 come ho fatto spesso e volentieri quest’anno.

Allora mi rendo conto di essere a un bivio: o accetto il fatto di essere arrivato ai miei limiti, mantengo questo handicap e divento un bravo o anche un ottimo giocatore di circolo e nulla più; oppure dico no, questa cosa qui non mi basta, io voglio di più.

Io su questa cosa non devo riflettere: io voglio di più, perché non mi sento affatto arrivato, e so che posso andare più lontano. Quindi l’obiettivo prossimo è molto naturale: ritorna a essere “2 virgola, stabile” e, insieme, “la maggior parte delle volte giri con il 7 davanti”. Questo è il mio obiettivo ufficiale e dichiarato per quello che rimane di quest’anno e per il prossimo, questo quello che voglio fare. In un parola è:

Keep grinding.

Commenti

Mauro ha detto:

Ciao Gianni,come sempre i tuoi ragionamenti filano,ad esempio io trentasettenne sposato e con una bambina piccola mi rendo conto che i pensieri iniziano ad essere tanti,la spensieratezza di anche solo 10 anni fa è ormai un ricordo e la mia mente che allora era molto più libera e ricettiva ora si trova ad essere piena di pensieri e preoccupazioni che allora non avevo. Staccare la spina per qualche ora sarebbe utile ma non sempre è fattibile, e come saprai meglio di me il ripetersi di “non” pensare a questo o a quello peggiora solo la situazione. Quindi forza Gianni, sono certo che tu possa giocare il tuo miglior golf, e che quel 2 di hcp sia più vicino di quanto pensi,tanto vicino che magari non pensandoci più, ma limitandoti a praticare e giocare come hai dimostrato di saper fare,tu lo possa raggiungere prima di quanto speri. Io alla fine ho ceduto alla tentazione e mentre la bambina dormiva sono andato a praticare al golf Jesolo,mi sono fatto prestare qualche ferro ed un putter e mi sono allenato qualche ora… poi bello accaldato me ne sono tornato in albergo e me ne sono andato al mare con la bambina. 🙂

giannidavico ha detto:

Mauro, grazie per il tuo incoraggiamento! Ne faccio tesoro. (E comunque non c’è nulla di più bello che stare sulla spiaggia con la propria bambina – questo lo so per esperienza diretta!)

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