Biografie dei grandi del golf

Arnold Palmer
Il post di oggi è una meditazione “filosofica” sul leggere di golf. Il motivo scatenante è questo libro, la principale biografia esistente su “The King”. Tecnicamente è un’autobiografia; in realtà è stata scritta da quel mago che è James Dodson ed è il frutto di tre anni di conversazioni e ricerche in casa Palmer sul finire degli anni Novanta.

(Dodson è anche l’autore della biografia autorizzata del mio “mito” – a proposito, è un po’ che non ne parlo ma è spesso nei miei pensieri.)

Dei golfisti passati alla storia, Palmer non è mai stato tra i miei favoriti; ma sono simpatie, non c’è un motivo vero. Questo libro mi ha aiutato ad approfondire l’aspetto che più mi piaceva e mi piace di lui, quel suo essere un vero signore, un raro gentleman, sul campo e, soprattutto, fuori.

(Ricordo di aver letto da qualche parte che Palmer un giorno stava per pattare quando un bambino si mise a parlare. La mamma lo zittì. Lui si rimise pazientemente sulla palla e il bambino, di nuovo, aprì la bocca. Alla terza volta la mamma era atterrita, pronta a ricevere una lavata di capo da Palmer e lui le disse: “Non si preoccupi, signora. Il mio putt non è così importante, dopotutto”.)

Ma al di là dei contenuti specifici del volume il punto per me è questo: leggere le biografie dei grandi campioni ti mette voglia di andare in campo a tirar palline allo sfinimento, di provare e riprovare e provare ancora tutti i colpi per diventare il golfista migliore che tu possa diventare. Anche senza arrivare alle magie di Hogan, conoscere le gesta di questi grandi uomini ti fa venire il desiderio di essere un golfista migliore.

E questo, per me, è il miglior regalo che Arnold Palmer mi possa fare.

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