Ho giocato a golf

Ho giocato a golf
Domenica 27 luglio, secondo giro dei campionati piemontesi individuali. Il primo giro era stato un anonimo 81, sia pure con sensazioni positive (ma con tee shot erranti e troppi pochi green presi, e di conseguenza il gioco corto sempre sollecitato: anche se alla fine i putt sono solo stati 28 a giocare sempre in recupero prima o poi sbagli, è matematico).

Domenica parto bene – 4 par –, mi sento bene, ho voglia di giocare nonostante tutto. Non penso a nulla, solo a fare dei bei colpi. Alla 5 imbuco un bel putt da 6 metri per il birdie che mi dà la carica. Bogey alla 7 e birdie alla 9 per finire le prime in -1.

Seguono 3 par (con un disturbo a volte più che leggero per il litigio a voce bassa ma lunghissimo tra uno dei miei compagni di gioco e la fidanzata che lo seguiva – mai mescolare gioco e amore, direi –, ma scelgo di non farmi influenzare e non dico nulla) e un bogey ingenuo alla 13 (ho preso un ferro di troppo), però subito seguito da un bellissimo birdie alle 14. Non faccio conti, gioco e basta. Mi sembra di andare col pilota automatico, ho delle sensazioni assolutamente positive.

Alla 15, un par 3 lungo, prendo il green ma sono lontano. Il primo putt scappa un po’, il putt di ritorno è l’unico errore sul putt della giornata (ho notato che quando sbaglio tendo a tenerli corti e dunque sottopendenza). Vado in par per il giro.

Bogey 16 (un ferro in meno), pazienza; bogey 17, che non mi tocca punto (è un par 4 di 410 metri, occorrerebbero un drive e un legno 3 perfetti, ma avevo già messo in conto il bogey).

A questo punto un po’ di calcoli li faccio. So che sono già sceso di handicap, comunque vada la 18, ma gioco per il par. Ottimo drive, poi anziché usare il legno 3 che mi ha dato qualche problema in giornata scelgo l’ibrido (18°, sostanzialmente un ferro 3), che piazzo in fairway sulla destra (la bandiera è a sinistra) a 80 metri. A quel punto mi occorre un sand, “impugnato leggermente corto, tre quarti quasi pieno” (questa è la nota mentale), che parte bene e atterra a un metro e mezzo dalla buca. Il putt, il numero 26 della giornata, entra per un 73 finale, che è di gran lunga la mia miglior prestazione dell’anno ma, soprattutto, un atto di pace col mio golf che ultimamente mi aveva dato qualche segnale positivo ma anche tante note contrastanti.

Ho giocato, insomma, come so di saper fare: ho giocato e basta senza tanti fronzoli. Non ho fatto nulla di particolare: dal tee ero quasi sempre il più corto (ma i miei compagni hanno fatto 75 e 79, il secondo anche grazie a una buca in uno), quindi niente scena, niente da far girar la testa. Però precisione, col putt innanzitutto (ottima) ma anche coi ferri (da buona a molto buona) e col gioco corto (più che sufficiente). Il mio golf è così: non punta sulla lunghezza ma sulla precisione chirurgica. E poi conta tanto l’atteggiamento mentale, il “pensare birdie” anziché “pensare par” (e mi sovviene ogni tanto il sogno di Ben Hogan, dove dopo 17 birdie il putt alla 18 sbordava per un par che lo lasciava scosso e insoddisfatto).

I dati:
– colpi: 73
– fairway: 79% (11 su 14)
– GIR: 50% (9)
– up and down: 56% (5 su 9)
– putt: 26
– putt per GIR: 1,67

To sum up: sensazioni ottime, ho fatto pace col mio golf. Non diventerò un professionista (non nel senso comune del termine, almeno), ma ho dimostrato a me stesso di saper giocare a golf – e questo mi soddisfa appieno.

Commenti

Mauro ha detto:

Grande Gianni!!!
Splendida prestazione, ottimo giro!!!
Sono felice per te, dopo tanto lavoro una bellissima soddisfazione.

Settimana prossima dovrei risuscire a giocare 2-3 volte, spero di riuscire a giocare un buon golf (9 buche in 7-8 colpi sopra il par)… meteo e ginocchio sinistro permettendo. 😉

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