Andrea Zanardelli e il D-Plane

voli
Io ho un debito di riconoscenza.

Con Andrea Zanardelli.

Premessa: capire lo swing in sé mi interessa quanto giocare bene. Voglio dire, vedo papà che con i suoi 86 anni deambula a fatica e quando sono a golf sono felice perché sono in movimento, faccio delle cose divertenti e così via; ma capire quel che faccio, sapermi spiegare per esempio perché una palla parte a destra e poi curva a sinistra (non solo poterlo fare, ma potermelo spiegare) è importante per me. Fa parte del mio obiettivo più generale, che è quello di diventare il golfista migliore che posso.

Ebbene, nelle ultime settimane mi sono agitato un po’ per il D-Plane. Ho capito che negli ultimi anni c’è stata una rivoluzione copernicana nella teoria, e che ora strumenti quali il Trackman e il Flighscope ci spiegano il perché di determinati fenomeni. Abbiamo capito che alcune teorie erano in realtà credenze, di fatto sbagliate al 100%.

Io non riuscivo a cogliere bene le sottigliezze del D-Plane, pur arrovellandomi qua e là. Il libro di Massimo Scarpa (ne parlerò presto) ha iniziato a farmi capire qualcosa, anche citando questo libro (che bisognerà leggere); ma non mi bastava. Sono ora arrivato ad un punto soddisfacente grazie a questo ebook (gratuito, tra l’altro) di Andrea Zanardelli, e oggi appunto con questo post intendo porgergli un sentito grazie.

Perché averlo letto e riletto mi ha aperto gli occhi (e mi ha anche tranquillizzato: il mio fade non è un errore come avevo temuto, ad esempio). Tanti concetti non li ho ancora capiti; e tra l’altro credo che ciò sia un sentire comune, dovuto al fatto che è obiettivamente difficile rappresentarci nella mente un movimento tridimensionale, né è possibile farlo a video: manca sempre una dimensione (e mi sovviene Flatlandia, dove il problema occorre quando alle due dimensioni consuete ne viene aggiunta una terza).
Leitz
Ma insomma quell’ebook ha gettato delle basi solide dentro di me. E poi mi ha fatto giungere a questo video (ne esistono diverse versioni, ma questa è quella ufficiale e presente sul sito di James Leitz), che avevo già visto più volte ma capendoci poco e che dopo quella lettura mi è stato possibile interiorizzare. Come ho capito, ad esempio, il fatto che lo swing per i legni e per i ferri è differente: in estrema sintesi, il primo deve venire dall’interno, mentre per il secondo accade il contrario.

La strada è ancora lunga, si capisce. Ma di pari passo va il godimento del capire. Grazie Andrea!

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