Sì, il post di oggi è abbastanza “telefonato”. Però quando arriva la settimana del Masters è come se il golf salisse di un gradino, perché tutto in quell’ambito è assolutamente perfetto. Questa competizione, poi, si inquadra in un contesto generale di splendidi tornei del PGA Tour: ho ancora davanti agli occhi, per dire, il putt alla 72ma di Padraig Harrington per andare al play-off all’Honda Classic, così come il fantastico play-off al Valspar e la vittoria di J.B. Holmes allo Shell Houston Open di domenica scorsa.
Ma il Masters, il Masters è un’altra cosa. E allora oggi rammenterò alcuni episodi della prima giornata che ho apprezzato particolarmente.
Il tee shot alla 1 dell’honorary starter Arnold Palmer.
Lui che dice: “I just don’t want to fan it”.
I tweet del sempreverde Dan Jenkins. Come questo:
65-year-old Tom Watson is one under through 11. What’s he trying to do, kill golf?
Chiedersi perché i mostri sacri debbano giocare se non riescono a stare sotto i 90. Forse la presenza di Olazabal e Couples è sensata, ma perché Ben Crenshaw – leggenda vivente del gioco del golf – deve “sporcare” il suo mito tirando novantuno colpi [sic] qui?
Ernie Els e Jordan Spieth, che potrebbero essere comodamente padre e figlio, appaiati in testa per una mezzoretta.
Le tribolazioni di Tiger, che finisce in acqua dal tee con un ferro 8. (Il che è anche un bel messaggio di speranza per tutti noi “normali”.)
La magia del Masters.
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