Il post di oggi è quasi impalpabile. È un semplice racconto di sensazioni.
Negli ultimi cinque giorni mi è successo per tre volte di andare in campo solo per la gioia di giocare.
Domenica pomeriggio alla Margherita è stata la prima delle tre, e anche la più lieve. Ero lì per il solito allenamento, ma mi sentivo leggero, pronto anche a perdere tempo (quando per me, hoganianamente, golf is serious business). Ho incontrato una golfista che conosco da qualche tempo. Abbiamo fatto cinque buche insieme. Ho giocato soltanto per la gioia del giocare. Voglio dire, c’era il sole, si chiacchierava dei figli, di tante cose, e io non pensavo. Ovvero per una volta non era importante dove un tiro andasse a finire, se un putt entrasse o meno. È stata una passeggiata. Sensazioni estranee ma piacevoli.
Poi di nuovo mercoledì. E di nuovo ieri. Ieri verso il tramonto ho provato un’incantagione dei sensi: il campo deserto, solo io e l’amico a giocarci una birra e sfotterci per i brutti colpi, a dirci quanto è bello giocare a golf quando vien la sera.
Ho pensato a questo post di tanti anni fa.
E anche a questa canzone di Ligabue:
Leggero, nel vestito migliore, senza andata né ritorno, senza destinazione.
Leggero, nel vestito migliore, sulla testa un po’ di sole ed in bocca una
canzone.
Tutto vero – che non diventi un’abitudine però! 🙂
Mi prendo in giro da solo. Del resto l’ho detto all’inizio che questo è un post leggero.
Commenti
Leggero: http://t.co/iz0IJPzEKQ [c’era il sole, si chiacchierava dei figli, di tante cose, e io non pensavo] http://t.co/H1r5IVqXjA
Davvero un gran bel post! Chapeau.