Ho scambiato qualche mail con un lettore occasionale di questo blog, Roberto Guarnieri, tramite le quali ho capito che ha parecchie conoscenze sia nel campo dell’alimentazione durante la gara che della preparazione atletica per il golfista. Dal momento che vedo questo blog come uno strumento per condividere conoscenze e opinioni, non mi sono lasciato sfuggire l’occasione e gli ho chiesto di scrivere un post su questi argomenti. Detto fatto, il post è qui a seguire – con un caloroso grazie al nuovo amico Roberto.
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Viene un momento nella nostra vita golfistica in cui non si riesce a capire come mai in quel par 3 dove prima bastava il ferro sette ora con lo stesso ferro sono più le volte in cui non ci si arriva che quelle in cui mettiamo la palla in green. Molto probabilmente il problema ė da ricercare nella nostra carta d’identità: è la nostra data di nascita. Con l’invecchiamento il nostro fisico perde in elasticità e i muscoli diventano meno potenti. Ci riesce difficile ammetterlo ma purtroppo è così; a parte che per Fred Couples, il mio idolo di sempre, che sembra avere uno swing che non invecchia mai. È stato un piacere le scorse edizioni vederlo competere al Masters per i primi 3 giorni contro gli young guns e poi mollare per i soliti problemi di schiena che lo hanno afflitto per tutta la carriera, con lo stesso swing del 1992 – anno in cui il Masters lo vinse.
Beh, a parte i problemi di schiena che ci possono avvicinare a “Freddy”, purtroppo per noi comuni mortali non funziona così. Un piccolo riscontro mi viene da una chiacchierata fatta qualche tempo fa con l’amico Baldovino Dassù, il quale mi confessava che da qualche anno a questa parte perde in velocità di swing quasi un miglio l’anno. (Giusto per dovere di cronaca occorre comunque ricordare che il “vecchietto” si ė permesso di ritoccare in una pro am lo scorso anno il record del campo del Golf Club Bologna.)
Quindi comunque sia anche i ricchi piangono. E noi? Noi per limitare questo decadimento o per i più giovani per migliorare le performance sul campo abbiamo a disposizione alcuni strumenti. L’argomento ė vasto, perciò mi limito a suggerire ciò che faccio io sperando di dare qualche spunto.
Innanzitutto non trascurate la tecnica: il vostro swing ė in continua evoluzione, quindi scegliete un maestro del quale vi fidate e di tanto in tanto fate un check-up.
Per quanto riguarda alimentazione e fitness, si tratta di due ambiti che fino a qualche tempo fa non pensavo potessero tornare utili al mio gioco. Ma andiamo per ordine.
Alimentazione: durante le 18 buche stiamo a spasso per circa cinque ore, magari sotto il sole. L’idratazione ė importante: io personalmente cerco di bere ancora prima che mi venga sete, come regola quando fa caldo bevo almeno due litri d’acqua a giro (due bottiglie da mezzo litro nelle prime nove e due nelle seconde).
Cerco di non avere cali glicemici assumendo cibi facilmente assimilabili e leggeri che abbiano un effetto immediato. I modi sono svariati, dalla frutta alle barrette energetiche. Un amico professionista in gara mangia una mela ogni quattro o cinque buche; io ci ho provato ma lo trovo scomodo. Ho ripiegato sulle barrette energetiche (nei supermercati se ne trovano di tutti i tipi). A queste aggiungo una banana e della frutta secca. Tutto ciò serve ad arrivare alla fine del giro ancora lucidi.
Fitness: miglioriamo la tenuta fisica per non arrivare “morti” alla 18 ma anche per eseguire meglio lo swing andando a lavorare sui muscoli che servono. A tale scopo ci sono miriadi di esercizi, io cerco di utilizzare il meno possibile macchine a favore di esercizi a corpo libero di tipo pliometrico o cinestetico (con Bosu, swiss ball e palla medica) che servono a migliorare la forza esplosiva.
Il tempo da dedicare alla forma fisica dipende dalle nostre possibilità; personalmente faccio circa tre sedute in palestra alla settimana. Per chi non riesce ad andare in palestra oltre l’utilizzo degli esercizi a corpo libero consiglio gli elastici (io uso questi e questi), peraltro comodi anche da portarsi dietro quando si viaggia.
Sul web ormai troviamo programmi di allenamento di molti campioni, non ultimo quello di Rory McIlroy; ma cerchiamo di stare con i piedi per terra. Sono cose bellissime per chi le fa a tempo pieno, un po’ meno per chi ha un altro lavoro. Lo scorso autunno ho avuto la possibilità di dare un occhiata al programma di allenamento di un pro: era diviso in tre parti (massa, potenziamento e velocità) e per seguire quanto richiesto servivano un’ora e mezza o due, fatte quasi tutti i giorni della settimana.
Concludendo cerchiamo di fare degli esercizi per noi che amiamo questo sport ma lo giochiamo la domenica anche se nel migliore dei modi, facciamoci fare una scheda da un preparatore e ogni tanto la aggiorniamo. Una nota dolente: essendo il golf uno sport non molto popolare in Italia, i preparatori sono difficili da trovare.
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