La pratica in un campo spelacchiato

cp
Mercoledì ero in campo pratica al Golf du Reginu, un luogo spelacchiato che però io adoro perché mi permette di stare in pace con me stesso e di provare allo sfinimento i colpi. (So che appare quasi sacrilego pensare che qualcuno si diverta in campo pratica da solo: ma per me è così, è un fatto. Se appaio strano pazienza, ci ho fatto il callo – e alle 10mila ore di pratica entro i miei 55 anni ci arrivo non perché mi conviene ma perché mi va.)

Stavo pensando che molto probabilmente quello sarebbe stato l’ultimo giorno della mia vita in cui sarei stato lì, avrei praticato in quel luogo, quando un signore mi si presenta. Iniziamo a parlare, e scopro che è il nuovo maestro del circolo, lì per il suo primo giorno di lavoro.

Mi è sembrata strana – ma solo fino a un certo punto – la circolarità delle cose, l’inizio e la fine che si intrecciano in maniera assolutamente casuale. Mi è sembrato un momento in cui il golf e la vita si sono attorcigliati senza soluzione di continuità, mi sono sentito bene senza un motivo reale.

Poi ho seguitato a praticare; e all’imbrunire ho chiuso il campo pratica, per così dire. Sono passato oltre, passerò oltre, ma quel luogo che forse non rivedrò mai più mi è rimasto nel cuore.

Ecco, volevo solo che si sapesse.

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