Io sono una persona mite, i miei venticinque lettori lo sanno. Mercoledì pomeriggio ero da solo in campo al mio circolo. Quando sono solo ne approfitto per provare i vari colpi, pensare, studiare eccetera. Da sempre (ovvero sin da quando ero un neofita e non volevo giocare all’army golf né far ridere per la mia incapacità) faccio in maniera di non avere nessuno dietro. Ovvero, se ho qualcuno accelero oppure mi fermo e lo faccio passare.
Mercoledì comincio dalla 10, e quando arrivo nei pressi del primo green mi accorgo che dietro di me c’è una signora. Uff. Accelero un pochino, ma la cosa mi mette ansia appunto perché non mi permette di studiare i colpi con il tempo che ritengo necessario. La signora sul tee della 14 (non prima) aspetta perché ho riprovato il secondo colpo al green. Mi guarda, le mani ai fianchi; la guardo di rimando. Sul tee della 15 tiro tre tee shot (il primo agganciato, il secondo agganciato, il terzo agganciato – e d’accordo, ciò è questionabile da un punto di vista di stretta etichetta), poi mi fermo e aspetto che arrivi. Le dico di passare, “così non deve aspettare”.
Mi sarei aspettato non dico un grazie, ma un mezzo grugnito e che passasse oltre. Invece ha avuto un atteggiamento strafottente: mi ha detto qualcosa come “ho visto che gioca due palle, non dovrebbe far aspettare” (non ricordo le parole, ma questo è il senso). A quel punto ho messo a confronto la mia mitezza con quello che avrebbe detto la persona che, tra tutte quelle che conosco alla Margherita, ha le risposte che considero più efficaci in situazioni del genere, e le ho detto “anche tre” (perché a quel punto volevo sfidare questa persona che strafottentemente si arroga il diritto di giudicare chi non conosce per aver dovuto aspettare forse un minuto e aver appena ricevuto il passo). Lei ha risposto qualcosa, al che ho aggiunto: “Se ha qualcosa da dire lo dica in segreteria”, a cui è seguita la sua replica piccata: “Lo farò”. Io ho incalzato con una frase che non posso ripetere qui, e lei ha risposto con una frase che non posso ripetere qui. Fine dello scontro.
Questa la mia percezione dei fatti.
E questa la mia considerazione: quando vado in campo da solo l’obiettivo è quasi sempre l’allenamento il campo. L’allenamento in campo è necessario per quello che voglio fare io, ma questo non pregiudica nella maniera più assoluta il gioco di altre persone, anche se può accadere che qualcuno debba aspettare un minuto – a volte anche due – per via di ciò. Poi le incomprensioni possono accadere, ma non voglio più farmi mettere i piedi in testa sul campo da gioco da qualcuno che considera “suo proprio” il luogo in cui si trova.
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