Quattro giri

76 – 76 – 76 – 72. Sono i miei ultimi quattro score (18-30 marzo); i primi due in gara, gli ultimi due in friendly match.

Sento di stare giocando bene in questo periodo, e ieri ne ho avuto la prova: 12 fairway, 10 green, 6 up & down su 8, 28 putt, due birdie e due bogey per un par del campo che mi è parso, a viverlo, assolutamente semplicissimo. (Poi è vero che la gara è tutta un’altra storia, perché lo score pesa, e come! Ma intanto il par del campo è cosa fatta.)

Ho curato molto il gioco quest’inverno, da inizio dicembre ho fatto almeno una lezione al mese, cosa che non mi capitava da anni. Ora mi sembra di aver trovato le chiavi del gioco; è certamente possibile che domani le smarrisca, ma intanto le ho in tasca.

Ora, per settori.

Il drive non mi dà più ansia (le statistiche di quest’anno sono quasi al 78%), la codina parente stretta dello slice compare ancora, ogni tanto, ma sempre più raramente. Mi sono allungato di qualche metro, anche – credo – grazie al nuovo drive (ho scelto il penultimo modello perché 500 euro per un drive mi sembra una via di mezzo tra la follia e l’insulto, e ne sono molto soddisfatto).

Il gioco lungo mi dà qualche problema qua e là (l’ibrido dal rough, per esempio); ma ora tiro un ferro 5 dal fairway con confidenza – e la differenza è tangibile nel risultato.

Nei ferri medi faccio ancora qualche errore di troppo a destra; mi capita più volte di quanto sarebbe lecito di non prendere il green con il ferro 7, e questo è un punto da migliorare. Però ho la confidenza per tirare un mezzo 6 al posto di un 7 pieno, per dire; e questo ti viene solo col tempo e con la pratica (pratica di gioco, soprattutto).

I ferri corti non mi danno problemi.

Negli approcci sto migliorando. Ho risfogliato per la milionesima volta la “bibbia” di Pelz, capendo che un punto su cui dovevo (e devo ancora, ma ci sto lavorando) migliorare è l’accelerazione nel downswing, unita alla sensazione di ruotare completamente.

Il putt… il putt non lo tocchiamo; la media di quest’anno è 30 putt precisi precisi a giro e va bene così.

In campo pratica riesco a fare cose che non sono mai riuscito a fare prima. Un divertimento è per esempio mirare a un obiettivo (il paletto giallo a Chieri, la bandiera dei 100 metri alla Margherita, col ferro 9 nel primo caso e con un mezzo pitch nel secondo), e raggiungerlo dieci volte di fila in draw. È una soddisfazione autotelica.

Questo è il mio gioco attuale. Ora vedo in maniera chiara quella sfuggente araba fenice che ho chiamato due virgola; poi se ci arriverò ignoro, ma insomma ora sento che è un obiettivo possibile.

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