C’è, nella pratica dello swing, un punto che viene spesso trascurato: lo sweet spot.
Il fatto è che i bastoni moderni – grazie al concetto di peso perimetrale – perdonano parecchio i colpi presi fuori centro, e dunque la differenza tra un impatto nel perfetto centro e uno in una qualunque altra parte della faccia è sopportabile, nel senso che spesse volte produce un colpo più corto e non diritto ma comunque accettabile.
E tuttavia, nell’ottica del diventare i golfisti migliori che possiamo diventare, non è un punto che possiamo sottovalutare (anzi, si tratta proprio del punto per eccellenza). Il nostro impegno, la nostra araba fenice, deve essere quello di cercare di colpire la pallina sempre nello sweet spot.
Questo articolo, uno tra i tantissimi, illustra in maniera chiara e concisa dove si trova lo sweet spot. La foto qui sopra è a un mio vecchio ferro, dove con un pennarello ho segnato il punto di cui stiamo parlando. Lo dico per essere sicuro di essere sulla stessa lunghezza d’onda con i miei venticinque lettori.
Ora: capire come fare per colpire la pallina sempre nello stesso punto della faccia è un discorso complesso che coinvolge studio, lezioni e una vita intera; ma noi abbiamo degli strumenti molto elementari per – prima cosa – renderci conto del punto di impatto. (Da qualche punto dovremo pur partire.) Usando un semplice accorgimento ci possiamo rendere conto di come, di fatto, tendiamo a colpire la faccia molto spesso nella stessa zona.
(O, direbbe Pavese,
– Come, – gridò Pieretto nel vento, – non sai che quello che ti tocca una volta si ripete? che come si è reagito una volta, si reagisce sempre? Non è mica per caso che ti metti nei guai. Poi ci ricaschi. Si chiama il destino.)
Se questo è il caso, siamo fortunati perché la soluzione è semplice.
Come fare? Il sistema migliore che conosca, quello più economico, rapido e preciso, consiste nell’applicare delle etichette bianche adesive alla faccia e poi segnare con un pennarello indelebile un puntino sulla parte posteriore della pallina del campo pratica, verso il basso. Esaminando la faccia dopo il colpo otterremo un feedback immediato e preciso. (Il passo successivo potrà essere quello di cercare di indovinare la zona di impatto prima di esaminarla: un ottimo esercizio per conoscere meglio e più a fondo il nostro proprio swing.)
Le etichette si trovano in vendita, per esempio qui; un sistema alternativo è lo spray, per esempio questo; ma le etichette “casalinghe”, che si possono fare ritagliando dei fogli adesivi, sono molto più economiche e garantiscono lo stesso risultato.
Io le uso ogni tanto. La settimana scorsa ho fatto uno studio con il driver, e ho capito che tendevo a colpire la palla nella parte in alto a sinistra della faccia (guardandola di fronte). Ora, una vera soluzione consisterebbe nell’arrivare nel centro della faccia partendo dal centro della faccia, e comunque questa può essere una tendenza momentanea; ma il mio problema – che è lo stesso di tanti golfisti – è che un movimento talmente radicato da essere automatico potrebbe essere cambiato solo con una quantità esagerata di pratica aggiuntiva, ancora più esagerata delle mie migliaia di ore passate in campo pratica.
Allora, di conseguenza, ho provato a mettere il tee quattro millimetri più in basso e un centimetro più verso l’esterno. Il risultato, non stranamente, sono stati colpi presi molto più vicini allo sweet spot. (A questo punto del mio golf non mi interessa più puntare a uno swing da copertina, ma mi interessa soprattutto un risultato efficace.)
Non esiste un toccasana universale, e il nostro swing sarà sempre un work in progress. Però conoscere la tendenza dell’impatto è un ottimo punto di partenza per migliorarsi.
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