Sono stati anni bellissimi

Con la prossima stagione ritornerò ai Ciliegi.

Ho passato alla Margherita quattro anni splendidi, di cui ricordo con piacere moltissime sensazioni e pensieri: gli amici conosciuti, le sfide infinite, il campo sempre magnifico, le gare vinte e quelle (tante) perse, lo studio matto e disperatissimo dello swing, del gioco corto e del putt. Ero passato alla Margherita con l’obiettivo di fare un salto di qualità (leggi handicap più basso, ovvero – leggi meglio – “due virgola stabile”), ma non ci sono riuscito. È vero, oggi la conoscenza del mio swing è molto più solida, e sono sempre determinato a completare le 10mila ore di pratica concentrata entro i miei 55 anni di età per vedere la fine dell’arcobaleno; ma i risultati al momento esprimono un concetto differente. (Non importa, io e la mia rosa andiamo diritti per la nostra strada.)

Ora torno là dove sono partito, il 7 febbraio 2004, per alcuni motivi molto prosaici.

La questione economica: sono anni difficili, questi, da un punto di vista economico. Certo questo non c’entra nulla col golf giocato, ma per quanto il golf rivesta un ruolo centralissimo nelle seconde nove della mia vita non posso dimenticare le mie responsabilità.

La questione logistica: la differenza di dieci minuti pare una sciocchezza, ma moltiplicala per qualche centinaio di volte e inizia ad assumere un certo valore.

Anche l’atmosfera molto familiare dei Ciliegi ha avuto il suo peso nella decisione.

L’idea per il futuro prossimo è in due parole questa: tenere i Ciliegi come base di allenamento e continuare a inseguire quell’elusiva araba fenice del due virgola stabile attraverso le gare della Federgolf, sempre secondo il principio guidante che il tuo handicap è reale se lo giochi grossomodo in tutti i campi dove vai. E poi la gara della domenica al tuo circolo può essere divertente, a volte; ma la formula di prova campo + due-tre giorni medal esprime ottimamente l’idea che ho io di golf come competizione con se stessi.

Insomma per me è un cambiamento importante, che faccio con un misto di piacere e rammarico. La sfida con me stesso continua.

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