Ho ri-cambiato circolo


Quando vado a guardare nella mia scheda sul sito Federgolf la pagina Tesseramento ritorno per un attimo bambino. Un attimo soltanto, ma un attimo magico.

L’occhio scorre la lista dei circoli che sono fiero di aver “rappresentato” in questi diciassette anni di golf (il diciottesimo sta iniziando), e io mi paragono a qualche mio mito calcistico di allora, qualche “vecchio” di metà anni Settanta (chessò, qualcuno ondivago come Anastasi, Boninsegna o Benetti, o qualche altro più “stabile” come Furino). Per loro erano le casacche calcistiche (del resto il Gianni bambino non poteva pensare ad altra attività sportiva che non il calcio; e dove sarei ora se non fossi cresciuto con l’album dei calciatori Panini?), per me sono i miei tre circoli (ma dire due più uno è forse più corretto).

Questa lunga premessa per dire che quest’anno sono passato dai Ciliegi alla Margherita, ovvero ho compiuto la stessa scelta di sei anni fa, sostanzialmente con le stesse motivazioni e con lo stesso groppo in gola. Ed entrambi mi sono molto chiari.

La motivazione principale è la competizione, il giocare in un “vero” campo di golf, in un ambiente competitivo. Questo per me è un aspetto fondamentale, giocare contro se stessi ma all’interno di un contesto dove una vittoria ha un significato almeno tanto sportivo quanto sociale. Un luogo dove il golf è un’attività sacra, che va praticata e sofferta e goduta con tutto il cuore e il cervello e financo l’anima, perché il golf è una cosa seria. Ovvero: il golf è troppo bello per essere giocato con una pallaccia (Stefano dixit).

Il groppo in gola è lo stesso di sei anni fa, soltanto un pochino più acuto. Perché il tempo passa e gli anni di golf davanti a me si assottigliano, e la vista cala, e i capelli ingrigiscono, e devo fare il doppio degli sforzi rispetto a prima solo per arrivare allo stesso risultato; ma tutte le persone dei Ciliegi sono ancora là, amici e conoscenti, persone che ho lasciato con dispiacere ma con la promessa di tornare presto. (Quasi tutte, ma niente nomi, perché “Not everybody wants publicity, you know.”)

Insomma alle porte della stagione numero diciotto accanto all’anno troverò scritto “Margherita”. Ci saranno accadimenti meravigliosi. E io sono felice di assistere a quel che accadrà.

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